Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
IndiaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Temi
preparativiTemi
preparativiIn una lunga lettera destinata a “F”, Lucia Giroletti scava nel profondo di se stessa, per raccontare i propri sentimenti alla vigilia della partenza per una missione in India.
22/7/’96
Caro F.,
alcune riflessioni prima che la paura della partenza inghiottisca ogni parola.
Il viaggio in missione si sente, raramente si programma, forse questa è la differenza maggiore che passa tra questo modo di incontrare un nuovo mondo e quello invece più turistico. Certo lo prepari a lungo, per mesi interi custodisci questo desiderio, dapprima in forma implicita e difficilmente definibile, poi pudicamente avverti che questa fantasia si trasforma in urgenza, non vagheggia più ma acquista le sembianze di un qualcosa che preme dentro di te, in un certo senso, infierisce nel tuo animo… devi cercare di offrirle una forma, una dimensione, certamente riconoscibile e ben tratteggiata… è a questo punto che la tua volontà non serve più a nulla, perchè ti accorgi di essere entrato in una scia di energie e forze che non dipendono più da te, ma semplicemente ti trascinano certamente un po’ più in là rispetto alla meta a cui avresti potuto approdare semplicemente contando su di te. Ti lasci scegliere dal paese di destinazione, impari ad accoccolarti entro quanto sai sulle sue usanze e sulle sue abitudini, con la passione dell’animo accorci le distanze che inevitabilmente caratterizzano il tuo modo di vivere da quello della gente del posto. E’ un’operazione che insorge in te spontaneamente, raccogliendo energie vitali che possiedi al fondo della tua anima e che spesso restano nella vita quotidiana del tutto inutilizzate. Al momento della partenza, pensi sempre che, forse sì, potresti attendere ancora un momento, un attimo che potrebbe rivelarsi quello definitivo e finale capace di darti piena rivelazione e epifania del significato intrinseco dei tuoi gesti e dei tuoi atti. Ti accorgi che hai perso d’incanto il Grande Perchè di questa partenza, probabilmente è rimasto risucchiato e prosciugato tra tante altre paure che si sono accavallate le une alle altre….con tutta la tua forza e volontà, indugi ancora un attimo, con la volontà ti costringi a pensare che ti puoi trattenere ancora, punti i piedi, sì, ce la puoi fare a risparmiarti dall’immediata partenza invece capita che sia il volo a rapirti, a sottrarti da questo tuo malsano meccanismo volontario, l’aereo ti strappa a questi estremi tentativi di restare a terra e ti innalza verso il cielo, ti offre la possibilità di appartenere a una nuova dimensione, quella aerea e vitale, attraversata dall’azzurro dell’universo….
La paura tocca vertici altissimi in alcuni giorni, forse quelli immediatamente precedenti alla partenza…il tuo sguardo si appoggia sulle cose già trasformato, a volte, più pesante sembra penetrare il significato segreto di ciò che si muove nei nostri paraggi…altre volte, più leggero, si divincola da ciò che sembra prelevarlo e costringerlo a stare arroccato a terra….sicuramente la paura ti alza verso vertici angoscianti, quasi fosse un virus che deve saggiare il tuo corpo e il tuo temperamento…poi ti accantona e ti lascia lì ad arrangiarti con le reazioni spesso sorprendenti e assolutamente non prevedibili che questa malattia ti ha come provocato e poi, come per incanto, guarisci, cullandoti in una serenità placida e vivace che giudicheresti addirittura improbabile per quello che hai vissuto precedentemente
Il tempo che mi separa dalla partenza si accorcia…. smetto di affaccendarmi in tante cose differenti e mi fermo ad osservare il viso di mamma o la postura di papà che sta in giardino, sono scene da sempre note, eppure hanno la novità di essere afferrate per l’ultima volta, quella definitiva e conclusiva che precede questa parte della mia storia che va incontro a una svolta. Mi ritrovo a sentirmi staccata anche da persone o da situazioni che nel passato mi hanno ferito, certo, fino a ieri sera, esprimevo parole o affermazioni in negativo, ma ora mi sembra piuttosto di trovare aspetti positivi e affermativi che non mi era mai capitato di saper cogliere….attendo, mi lascio cullare dall’attesa, ormai mi sembra quasi impossibile riuscire a compiere un gesto o un’azione che prima di tutto abbia un senso e che possa riuscire nella sua completezza, ascolto la forza del tempo che mi liscia il corpo dalle mie increspature e, al tempo stesso, me lo accarezza con vigore, quasi a voler custodire e cullare la mia crescente agitazione….attendo di essere rapita dal viaggio stesso e dalla missione, imboccherò un vortice a spirale che mi inghiottirà nel suo ventre e mi trascinerà al centro di una nuova esistenza….ormai la volontà non può più nulla, la sua energia va scemando progressivamente e resta impigliata nell’infinità di sensazioni che vengono alla luce….la paura si fa più calda, abbandono il mio attaccamento spasmodico al presente e mi proietto un po’ più in là, fra qualche ora….le sensazioni di timore salgono lungo il corpo, ormai non si limitano a occupare lo spirito e a sconquassarlo, entrano progressivamente nel fisico e dai piedi cominciano la loro ascesa fino alla testa dove sprigionano un calore inquietante che si spinge a ondate, offrendo ora attimi di calma, ora tornando all’attacco e all’aggressione finale, con una violenza che sembra convincerti che forse quella è l’ultima più intensa aggressione che forse potrà definirsi conclusiva e definitiva…
Il viaggio
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