Paesi di emigrazione
ArgentinaData di partenza
1959Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)La famiglia di Angelina fa tappa a Genova per imbarcarsi per il Sud America. Nei ricordi affiorano i luoghi e i dettagli di quei giorni: la raccolta delle olive prima della partenza, il lusso inaspettato di poter consumare un pasto intero prima di imbarcarsi…
Mia madre, quando venne a conoscenza di questa triste spiegazione, scriveva a Concetta di tornare in Italia, ma lei non volle.
Dopo il suo matrimonio era lei che ci scriveva ripetutamente di trasferirci in Argentina. Mia madre così si convinse di raggiungerla, ma dovette, innanzitutto, convincere mio padre che già ci era stato da ragazzo presso suo zio. Data l’immensità delle sue proprietà aveva bisogno di un valido aiuto. Infatti, non era ancora maggiorenne quando papà andò in Argentina, diventando oltretutto, un grande domatore di cavalli selvaggi. Mio padre ripeteva continuamente che l’aria di quel paese gli faceva molto male.
Infine la partenza fu fissata per i primi di novembre e, dato che le olive maturavano verso la metà di questo mese, anticipammo la raccolta in modo da portare in Argentina il tanto pregiato olio d’oliva che risultò molto forte e aspro.
Dovevamo imbarcarci nel porto di Genova cosicché un nostro conoscente che aveva un camioncino un po’ malandato, ci accompagnò con questo mezzo stracarico di tutto ciò che potevamo portare con noi: bauli, valigie di cartone e anche due macchine da cucire elettriche, una per me ed una per Concetta.
Con questo camioncino arrivammo al Palazzo Dell’Emigrazione di Genova, dove avremmo sostato per qualche giorno prima di imbarcarci. Io avevo sedici anni e le novità mi piacevano molto. Era certamente molto bello pernottare li, consumare pasti completi. Vedevo tutto roseo!! Forse adesso non vedrei le stesse cose allo stesso modo. C’erano tanti emigranti provenienti da ogni parte d’Italia. C’era tra di loro un bel ragazzo che cantava canzoni tristi, accompagnandosi con la chitarra.
Eravamo tutti in attesa di imbarcarci sulla nave argentina “Salta”. Quell’attesa per me era molto piacevole. Come ho detto prima, si consumavano pasti completi, c’era addirittura il secondo, cosa che in casa mia in campagna non succedeva. Solo quando era festa si ammazzava qualche pollo, ma non sempre, i polli si dovevano vendere per ricavare qualche lira.
Credo che siamo rimasti nel Palazzo dell’Emigrazione per due, tre, quattro giorni, non ricordo bene! In tale occasione abbiamo visitato il cimitero monumentale di Staglieno.
Il viaggio
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