Mestieri
minatoreLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1946Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Nel 1946 Attilio Picinelli fa la valigia e parte per la Francia, per andare a lavorare in miniera. Le condizioni in cui viaggiano e quelle che lo attendono all’arrivo, le baracche e le sentinelle di guardia, gli ricordano in tutto la recente esperienza di prigionia vissuta in Germania. E sono prigionieri tedeschi quelli che cedono il posto ai lavoratori emigranti italiani nelle baracche e nelle miniere.
Cerano in quei giorni domande di minatori per Francia e Belgio, scelsi Francia. Qui finirono le illusioni di pochi mesi prima rifeci lo zaino, questa volta non con oggetti militari ma con quelli civili; poche cose, troppo strette, troppo corte, rattoppate, ma pulite. Erano le sei del 28-11-46 Salutata la mamma la famiglia eccomi nuovamente in viaggio verso l’ignoto, quell’ignoto che mi perseguitava. Faceva molto freddo la corriera era in ritardo a causa della fitta nebbia che copriva tutto. In stazione due carrozze appositamente giunte dalla Francia ci attendevano e pure un interprete. Una carrozza era già piena, erano Friulani, un centinaio erano Bresciani, altri salirono a Bergamo, in tutto eravamo trecento. Nessuno parlava, il distacco dalla famiglia era stato duri per tutti, molti avevano lasciato moglie e figli. Giunti a Parigi dalla Gare du Nord a quella di Lione (il contrario) per proseguire per Valenciennes mi fecero prendere il metro. Vedo ancora le facce dei Parigini che a quell’ora si recavano al lavoro, sorpresi che ancora ci fossero in giro prigionieri, si chiedevano di quale paese venissimo il dialetto Bresciano o Friulano non li aiutava certo a capire la provenienza. Sapevamo che gli ultimi prigionieri erano Tedeschi; ma in quei giorni ne erano liberati, erano appunto a questi che noi davamo il cambio. Era già notte quando arrivammo a Valenciennes. Un tram speciale ci portò a Conde sur l’Escaut che dista circa 8 km. Anche qui l’oscurità e la nebbia avvolgeva tutto. Il freddo era intenso. Ad un certo punto, ecco spuntare dal buio una lunga fila di baracche malamente rischiarate dalla luce posta ad ogni entrata. Questo paesaggio mi riporto indietro di qualche anno, stesse baracche lo stesso freddo squallore, provai una stretta al cuore dunque era questo il mio destino? Dovevo per tutta la vita errare da un campo di concentramento ad un altro? Mi calmai un poco, sulla porta non cerano sentinelle Tedesche o Fasciste pronte a sparare e dunque evadere sarà più facile. In quelle baracche erano stati ospitati prigionieri Tedeschi ma liberati in quei giorni e pitturate in fretta eccole pronte per ospitare i prigionieri?
Italiani (volontari). Questo è il destino che il nostro paese ci aveva riservato. Dopo la guerra e dopo averci rifiutato il più sacrosanto dei diritti, il lavoro e con questo faceva anche un affare per ogni minatore venduto, tonnellate di carbone entravano gratis in Italia. Non saprei con esattezza quante, ma ricordo che a quei tempi dicevano che grazie ai minatori l’economia poteva iniziare e perciò la rinascita.
Il viaggio
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