Mestieri
operaia, imprenditriceLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1955Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Dopo cinque anni negli Stati Uniti, Colomba fa per la prima volta ritorno a Minturno, suo paese natale. Ha diciannove anni, e si sente ormai più americana che italiana.
Intanto nel 1958 mia madre ci raggiunse in America, dopo il matrimonio di mia sorella con Baffone e dopo la nascita della prima figlia. Anche lei in breve entrò nel meccanismo americano, lavorando infaticabilmente e occupandosi di tutto il resto della casa, e sopportando mio padre, che lì sembrava anche più sicuro di sé e prepotente.
Due anni dopo, nel 1960, tornai in Italia per la prima volta. L’Italia a distanza di cinque anni mi apparse qualcosa di conosciuto, ma lontano da me. Una dimensione completamente diversa da quella della mia quotidianità, della mia crescita. Come una persona ormai adulta che torno a vedere i luoghi della sua infanzia. Ma una persona diversa, nonostante recuperassi l’affitto di mia madre, la genuinità dei sapori, e il clima di festa della famiglia. Tornavo diversa, e non solo perché avevo cinque anni in più, partita bambina e tornata adolescente. Ma era la cultura che ormai avevo acquisito a farmi sentire diversa, un po’ più moderna e alla moda, un po’ più al passo dei tempi, un po’ più ammirata. […] E questo valeva anche per mia sorella, che era stata per me una seconda madre, e a cui ero legatissima, forse più di quanto lei fosse verso di me. Si era sposata, già da qualche anno, e attraverso di lei io avevo l’occasione di rivedere Alberto, il fratello di Mario, suo marito. Alberto era carabiniere, come suo fratello. [….]
Ci fidanzammo ufficialmente in quel 1960, e lui era di nuovo presente al molo di Napoli alla mia nuova partenza per l’America, tre o quattro mesi dopo il mio ritorno. Era una di quelle sicure che diventava sempre più piccole ma mano che la nave si allontanava, mentre il mio cuore lui si faceva sempre più spazio. Portare con me il suo sorriso magnetico, la principale arma di conquista in grado di farmi capitolare e di rendere più amara con la seconda partenza.
A Stamford ripresi i miei ritmi, i miei lavori, la mia vita sociale. E Alberto ora era una presenza importante nella mia vita, il bel ragazzo italiano che mi scriveva lunghe lettere traboccanti di dolcezza, e scherzi e battute nel suo tipico stile un po’ sornione. Metteva in moto la fantasia. Scriveva sotto i francobolli, e nella lettera successiva mi chiedeva se avevo letto tutto. Mi emozionava con l’amore a distanza. Alberto dunque diventava parte integrante della mia vita, nonostante la distanza che ci divideva. Era il mio argomento preferito con le amiche, e soprattutto era una presenza che mi rinvigorì va, come se avessi un nuovo obiettivo da raggiungere, un pretesto perché lavorassi di più, e guadagnassi quattrini non solo per fare regali, ma per qualcosa di più importante. Inconsapevolmente si faceva strada in me un progetto di vita per il quale poteva gettare le fondamenta si da ora. Era quello spirito di sacrificio che si andava affinando e definendo dentro di me, nato in una cultura dove era indispensabile per sopravvivere, e sviluppato in un’altra cultura dove era necessario per accrescere il benessere.
Il viaggio
Mestieri
operaia, imprenditriceLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1955Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Colomba Romano
Gli apripista
La povertà del dopoguerra aveva dato un nuovo impetuoso impulso alle emigrazioni, e moltissime famiglie minturnesi...
Minturno nel Connecticut
Ad un’ora di macchina da New York si era creata una piccola Minturno. Non so perché...
La terra delle opportunità
Lì in America iniziai una seconda fase della mia vita, ed ebbero modo di maturare quelli...