Apartheid

All’arrivo siamo in fila per il controllo dei passaporti e mi trovo a fianco del signore italiano-sudafricano, mi avvicino per la prima volta al clima del Sudafrica post-apertheid. Questo signore si sta lamentando con le ragazze italiane di come stia peggiorando la situazione in Sudafrica. Il governo, per favorire l’impiego di africani, ha costretto all’assunzione di un certo numero di persone di pelle nera. Secondo questo signore ciò ha comportato una crescita dei disservizi in quanto gli africani non sono in grado di sostenere il lavoro dei bianchi con la stessa professionalità e competenza. “Vedrete, vedrete” dice il signore, “vedrete”. A livello emozionale ho un’istintiva antipatia per quest’uomo e vorrei trovare le parole appropriate per zittirlo. Per me diventa un tumulto di contrarietà senza sfogo. Rammento una breve storia che lessi di Nelson Mandela in cui racconta ironicamente di un suo viaggio in aereo con un pilota nero e che, lui stesso, ebbe una breve sensazione di inquietudine. Ricordo me stessa, da bambina, osservare con perplessità e diffidenza le prime donne al volante. Ricordo me stessa, a ventidue anni, superare ad alta velocità un’altra auto, in un rapido fotogramma avevo appena il tempo di notare, in un battito di ciglia, l’altra donna alla guida.

Terminate le operazioni di controllo passaporti, dogana e tutto, è ormai l’una di notte e non è certo l’ora adatta per disturbare qualcuna delle amiche di Sandy. Con disappunto per í contrattempi, ci rivolgiamo di nuovo alla compagnia inglese, impeccabile, che subito provvede organizzando per noi una camera in un albergo a cinque stelle, già convenzionato, e pagandoci anche il taxi per raggiungerlo. Subito troviamo un taxista nero che ci accompagna in albergo, già abituato a questo gemere di eventualità, che si prenota anche per la mattina seguente per condurci alla nostra destinazione, sempre a spese della compagnia aerea. Noi siamo molto soddisfatte di come si stia aggiustando la situazione e Sandy è veramente orgogliosa di mostrare la sua fortuna. Il clima estivo è stupendo ed in netto contrasto con quello invernale, ghiacciato, appena lasciato in Europa. Attraversiamo il buio illuminate da una solida luna: “E’ sempre la stessa” commento con Sandy, “Sì, è sempre la stessa”, mi sorride lei. La mia prima notte a Città del Capo, che alla partenza era una totale incognita e fonte di alcune delle mie ansie, trascorre dunque in modo meraviglioso e promettente in un albergo a cinque stelle, con una bellissima vista, una luna stupenda ed un’enorme, rilassante vasca da bagno.