Mestieri
dirigente d'aziendaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Stati Uniti d'America, Svizzera, FranciaData di partenza
1923Data di ritorno
1944Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Folgore ha sette anni, e a causa dell’antifascismo del padre tutta la famiglia si è trasferita a Bellinzona, in Svizzera.
Il primo approdo di quella che sarà la nostra lunga, errabonda vita d’esilio, fu la cittadina di Bellinzona. Eravamo vicini all’Italia, in una zona dove si parla l’italiano: ci sembrò il posto migliore per aspettare la prossima, sperata, caduta del fascismo. […]
Accompagnavo sovente mio padre a visitare un signore d’origine francese e con il quale aveva stretto amicizia. Rivedo ancora lo studio-salotto nel quale ci riceveva: c’erano strani mobili rococò, alcuni divani sommersi dai cuscini dai colori vivaci e molti libri nelle scansie che correvano lungo le pareti. Mi piaceva ascoltare le conversazioni di mio padre col nostro amico: il tema dominante erano le ragioni che avevano determinato la nascita, in Italia, del fascismo e la sua affermazione. Fui in grado così di capire presto qual era la nostra condizione di esuli ed il dramma che aveva investito la nostra famiglia. Ciò contribuì ad accelerare la mia maturità. […]
Il mio inserimento nell’ambiente scolastico non fu facile. Abituato ai modi affettuosi di mia madre o alla pazienza della maestra privata, non riuscii a piegarmi di buon grado ad una disciplina che non conoscevo e a costrizioni che mi parevano contrarie a quello spirito d’indipendenza di cui tanto sentivo parlare in famiglia. Devo anche aggiungere che in Svizzera, a quell’epoca, vigevano nelle scuole norme disciplinari molto rigide di sapore teutonico. erano ancora permesse, ad esempio, punizioni corporali per le mancanze più gravi: una di queste pene consisteva nell’infliggere alcune bacchettate sulla punta delle dita dello scolaro reo di qualche atto d’indisciplina.
Non ricordo affatto di che tipo di “delitto” mi fossi macchiato il giorno in cui il maestro volle punirmi in quel modo. Al suo ordine di tendere la mano destra con le dita giunte, io mi rifiutai e, anzi, la misi ostentatamente dietro la schiena. L’insegnante cercò allora di prendermi con la forza l’avambraccio: non ci vidi più, con la mano libera afferrai il calamaio inserito nel mio banco e glielo scagliai addosso. Apriti cielo!
Fui sollevato di peso e mandato in direzione e da lì accompagnato a casa con una rovente lettera del direttore che minacciava la mia espulsione dalla scuola. Ricevetti da mio padre una bella strapazzata che considerai altrettanto ingiusta ed immeritata del sopruso subito. Non capivo perché si doveva combattere contro le imposizioni fasciste in Italia ed accettare invece quelle di un maestruncolo che pretendeva amministrare la sua classe a suon di bacchettate.
Il viaggio
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