Mestieri
operatrice turisticaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1978Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)La partenza avventurosa di Gloria Bortolotti, milanese, che nel 1978 vuole raggiungere con mezzi di fortuna e un volo economico, gli Stati Uniti d'America. Non si cura dei suoi problemi fisici, è malata e claudicante. È mossa da uno spirito di iniziativa incredibile, che la porta di tappa in tappa a raggiungere il Lussemburgo e l'aeroporto per New York.
Domenica, 5 novembre 1978
Ho messo al pannello dell’università un biglietto per cercare una ragazza che voglia dividere la mia avventura. una telefonata interrogativa: «Mi pare una pazzia… Ma come? Parte davvero domattina?».
Svuoto la borsa di tutto il possibile superfluo, riempio la borsa bianca di poca biancheria, la borsetta a rullo dei documenti, i soldi nella tasca interna, e a letto presto…
Lunedì 6 novembre, alle sette del mattino, col 2 da Vittor Pisani vado al casello di Sesto e tento l’autostop per il Lussemburgo. Prima tappa Aosta: un ex fiat di goa mi racconta di come moglie e figlio lo raggiunsero con vestiti speciali, tutti foderati di dollari.
Poi un macellaio di rovato con un grosso problema: non han figli e dopo quattro anni di matrimonio si son decisi a prenderne uno in Paraguay («sono un po’ gialli»). un amico pretore al Tribunale si oc- cupa di queste adozioni. Mi lascia al bivio di Strasburgo ma avrei fatto meglio a continuare con lui fino a Digione perché il bivio, o Croce, di Brug è letale. nessuno verso Strasburgo, sbaglio, meglio chiedere Beşançon.
Triste odissea di passaggi brevi e lentissimi, dal fustaio di birra al camioncino che mi lascia in aperta campagna sulla strada di nancy, dove mi recuperano tre salvatori che tornano a grey. un baffuto campagnolo mi lascia sotto un lampione: quattro meccanici mi riporta- no a un distributore deserto. Tutti vanno a mangiare e a dormire, io aspetto paziente, sbracciandomi a mercanti di bestiame di novara che, rapidissimi e chiacchieroni, mi scaricano ai piedi dell’autostrada per Metz.
È la strada sbagliata, mi assicura un automobilista che non mi carica perché va a Parigi. Pare che ci vadano tutti tranne – finalmente – un autotrenista belga che mi racconta di radio Lussemburgo e mi dà un disco e il numero con cui posso chiamare dalle 8 a mezzanotte il soccorso camionisti. Superando sé stesso e la stanchezza di 19 ore filate di guida (gliene mancano ancora due per arrivare a casa, e domattina si deve alzare alle 6) prosegue e mi lascia al semaforo di Trouville. fine dell’autostrada e delle ultime speranze.
Avanzo di due tre chilometri alla volta, con ragazzotti che cercano altre ragazze sparse nei paesotti di campagna, o dalle proposte losche.
I francesi sono così foschi, tronfi e anche lerci, che mi verrebbe voglia di tirargli il bastone in testa. L’ultima infelice sosta è davanti al monumento ai caduti di un paese sconosciuto ed economo, che spegne tutte le luci alle 11, all’improvviso.
nel buio più totale vedo avanzare un camion e sventaglio il mio disco, animata da un’assurda speranza. È un brav’uomo di olandese con rimorchio frigo, morto di sonno; mi porta alla frontiera ma vi si ferma a dormire.
I doganieri mi consigliano di aspettare le macchine, frequenti per la città. Infatti una coppia che va «se promener» mi scarica a mezza- notte davanti alla stazione nella cui sala d’aspetto due regazzi drogati tentano un trip, impedito dalla polizia che li sbatte letteralmente sul primo treno fuori del paese.
una bostoniana di Valence, matrimonio di guerra, quattro figli, un gran desiderio di un caffè caldo, torna come me in America e si offre di pilotarmi.
Il viaggio
Mestieri
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1978Periodo storico
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