Mestieri
insegnante, pittriceLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
RussiaData di partenza
1969Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)All’arrivo a Kiev, Sara e il marito vengono accolti con calore dai parenti di quest’ultimo, mai incontrati prima.
Ricorderò sempre il nostro arrivo a Kiev alle 11 di sera, la nostra attesa di conoscere i lontani cugini di mio marito, la sorpresa di sentirceli vicini a un tratto nella confusione di quella fumosa stazione dove sembrava che la folla fosse stata colta nella notte da un cataclisma tanto era frenetica il suo andare e venire ansioso lungo i binari. Mentre attendevo presso le valige sento strizzarmi da due braccia possenti e stamparmi due baci sul viso: è Tamara la mia cugina russa, una grassa donna vestita di rosso, occhi e capelli bruni, pelle bianca, denti d’oro che sembra una statua di quelle vedute nei manifesti di propaganda, simbolo della fecondità e civiltà di questo Paese. Suo marito è più esile meno esuberante; anche lui mi prende la mano però, me la bacia calorosamente, mi abbraccia a sua volta e mentre la folla ci urta e ci spinge sento dirmi in russo molte frasi che non capisco e so da Eva che sono dei complimenti per la mia figura poderosa che, secondo loro è proprio simile a quella di una donna ucraina. Spa-ventata un pò da questo paragone saluto con più calma Vadim, il figlio dei nostri cugini, un bel ragazzo di 23 anni che per fortuna si limita a prendermi la valigia e a darci la mano. Ci troviamo così a mani vuote scortati dai nostri parenti carichi di valige nel flusso della folla che ci trascina verso l’uscita: e davanti a noi un ferito bendato da capo a piedi, barcollante ed esausto è portato a braccia da un soldato e una donna: la scena mi da ancor più l’impressione di essere capitata in un film di guerra o in un romanzo di Tolstoi o di Dostoiewsky. Usciti da quel pigia pigia ci accorgiamo fuori che piove. M’infilo un impermeabile tascabile e aspetto che le guide, i miei cugini e Tullio finiscano di discutere su come andare all’albergo. Tullio, che è stato il più abbracciato e baciato di tutti noi, per non lasciare i parenti ritrovati con tanta gioia, vorrebbe andare in taxi tutti insieme, ma finalmente si capisce che loro hanno un auto e seguiranno i due pullmann dove noi saliamo.
Il viaggio
Mestieri
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Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Sara Cerrini
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