Balle di legna

Caprini venuto a conoscenza di ciò che era accaduto immediatamente ci tagliò i viveri lasciandoci in condizioni disperate. La forza della disperazione animò mio Padre che disse alla mamma Annina per quando torno dal lavoro fammi trovare una balla di legna segata così la porto a vendere in paese, sperando che qualcuno la comperi. Trovò tanti acquirenti che non so dire, ogni balla di legna la pagavano dieci franchi, e così anche ogni balla di pine, che adoperavano per accendere le loro stufe. Così per tre mesi durò questo secondo lavoro, duro e pesante se si considera che per arrivare in Paese si dovevano fare sette chilometri a piedi, con una balla di legna sulle spalle. Intanto mia Madre tirava avanti con lo scasso e io accudivo alle faccende di casa, custodivo gli animali, portavo tronchi di legna a casa da segare, per facilitare a mia Madre la preparazione della balla di legna da preparare a mio Padre. Il lavoro di noi donne era rimunerato dal tetto che ci copriva il capo. Per un’anno non vidi mai anima viva allinfuori dei miei Genitori e dei padroni. In lontananza si vedevano ai piedi delle Alpi piccoli paesini, e a levante il mare, ma anche questo in lontananza. Finalmente i lunghi tre mesi di angoscie terminarono con la prima riscossione di 550 franchi che mio Padre corse alla posta a spedire il vaglia a mio fratello, affinché le acque dei Superiori si calmassero, e promettendo di spedire gli altri alla prossima quindicina.