Mestieri
crocerossinaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
LibanoData di partenza
1982Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Tra i malati che cercano cura nell’ospedale da campo italiano a Beirut, nel corso della guerra tra israeliani e palestinesi, ci sono molti bambini deturpati dalle armi o ammalati a causa delle misere condizioni di vita.
C’è fervore al Campo, tra poche ore ci sarà l’inaugurazione dell’Ospedale, piove mentre facciamo le prove dello schieramento, il Vice non sa dare i comandi, logico è un medico !!, in ogni modo noi siamo proprio belle: tutte con le divise belle, stirate e pulite (.. quanto durerà ? come faremo senza acqua ? ). Eccoci schierate, siamo le prime; alla nostra sinistra è schierato tutto il personale dell’Ospedale. I comandanti degli altri Reparti ( Governolo – S.Marco — Folgore – ecc.), i Comandanti dell’Esercito Libanese e gli Ufficiali di collegamento sono tra gli invitati. Il Col. Angioni, accompagnato — o meglio seguito – dal Direttore dello Ospedale ci passa in rassegna, ci da il benvenuto, segue un piccolo rinfresco. La popolazione, dietro le sbarre, guarda incuriosita.
Ed ora comincia ufficialmente il nostro lavoro. Dal piccolo numero di curiosi si staccano alcuni bambini, si avvicinano , le prime richieste, i primi graffietti, i primi cerotti e la distribuzione della prima cioccolata, poi arrivano le mamme con problemi più grandi – in pochi giorni ci troviamo a lavorare intensamente.. Dopo i primi 20 giorni, abbiamo un’affluenza giornaliera di 120 /150 persone. Dobbiamo prendere nota dei loro disturbi e dei loro nomi senza approfondire se sono libanesi o palestinesi, a dir la verità non li distinguiamo troppo facilmente ma non facciamo nessuna differenza di trattamento. Si presentano maggiormente persone con ferite trascurate e purulente o con proiettili incorporati nelle carni, abbiamo anche tanti ” pazienti “con amputazioni alle braccia, alle gambe o con schegge in tutto il corpo. E’ abitudine degli uomini palestinesi andare alla ricerca di ferro: proiettili, bombe a mano di qualsiasi tipo e trovano, purtroppo, anche la mina che esplode – i corpi vengono dilaniati; impressionante è l’arrivo del ferito, in genere è grave, lo portano con una macchina, che rimane fuori dal Campo, e poi lo ” trascinano “malamente in cinque o sei uomini urlando, dietro ci sono altri uomini che si muovono concitati. Pare che i palestinesi non siano graditi perché da ospitati sono diventati i padroni e per di più guerriglieri (effettivamente abbiamo visto personalmente, nei cunicoli, il deposito di armi di tutti i tipi !!). Le stragi volute da Haddad, erano rivolte agli uomini ma sono morte molte donne e bambini perché all’arrivo dei ” massacratori ” i palestinesi hanno mandato, avanti o spinto fuori dalle case i poveri innocenti.
Il 19 Ottobre hanno portato, per una medicazione, un bambino di circa 5 o 6 anni orribilmente straziato: è amputato ad una gamba e ad un braccio , con gravi ferite già vecchie, necrotiche – anche all’altra gamba e all’altro braccio molto infette. Necessita di una intensa terapia, almeno ogni tre ore, anche di notte. Lo porta sulle braccia un uomo, il bimbo è avvolto in una coperta rosa. Non lo facciamo aspettare — fa molta pena. Si viene a sapere che il Comune di Bologna offre 100 posti per la riabilitazione in Ospedali (credo anche il Rizzoli) della città. La Sorella Esclapon ( farmacista ) e la Signorina Sophia — dipendente della Ambasciata Italiana a Beirut — si danno da fare ed alcuni giorni dopo ( 2.11.82 ) il bambino parte, con la mamma, per Bologna con un nostro Aereo. La Sorella al rientro in Italia si ripromette di seguire e visitare il bimbo a Bologna. Il 21 Ottobre, si presenta un altro caso che desidero riportare: alla sbarra c’è una ragazza piangente e disperata, con in braccio una piccolissima bambina —sembra appena nata — informatici veniamo a sapere che la ragazza è una palestinese di 18 anni, e questa piccola è la sua terza figlia di tre mesi, è molto grave per una enterocolite — è disidratata e molto denutrita. Nessun Ospedale di Beirut l’accetta. Negli Ospedali e nelle cliniche — il ricovero è a pagamento e gli altri nella zona di Chatila ( es. Gaza ) l’hanno respinta. I nostri medici subito si prendono cura della piccola, le Suore italiane dell’Ospedale militare libanese si premurano portarci degli aghi piccolissimi per le flebo, le nostre infermiere si dispongono a fare dei turni per la continua assistenza; la bimba è tanto minuta che per “fissare” meglio la flebo usiamo un sottolingua. Per disposizioni superiori la bambina, come gli altri civili della zona, non può essere ricoverata da noi. Il Comandante intanto mi chiede di segnalare il caso alla Croce Rossa Internazionale con sede a Beirut. Mi faccio accompagnare con un mezzo blindato del Reggimento. La sede della CR dove mi sono presentata è la libanese, devo rivolgermi alla Internazionale, non ho più un mezzo per spostarmi. Un Ufficiale francese mi accompagna con un loro mezzo. Esposto il caso, il Responsabile della CRI, gentilissimo, mi mette a disposizione un’ambulanza con la mezzaluna rossa che, attraverso le animate vie della Beirut Est, mi conduce all’Ospedale di Gaza, che certamente non brilla per pulizia ed ordine. Il Dirigente della Croce Rossa ci consiglia di far intervenire anche un nostro Ufficiale medico e quindi passiamo dall’Ospedale da Campo prendere il Cap. Medico. All’Ospedale di Gaza, al nostro problema rispondono ” giustificandosi ” che la mamma non ha capito che doveva attendere perché il medico era occupato…!!! Dopo molto” parlottare ” otteniamo il permesso per il ricovero. La bambina è sotto flebo ed allora, per espresso desiderio del Direttore dell’Ospedale e del Col. Angioni, viene disposto il trasferimento della piccola per la mattina successiva. E’ quasi l’una di notte quando, rientrando da un servizio, con il Col. Crapanzano ed il Col. Angioni, passiamo dalla corsia per controllare la situazione: la piccola è viva e si sta riprendendo, l’assiste la più giovane delle Sorelle la mamma riposta sul letto vicino. Alle 8,30 del giorno successivo, con il Cap. medico Orsini, portiamo la bimba all’Ospedale di Gaza; è stato difficilissimo farla accettare: “non c’è il responsabile che ieri ha autorizzato il ricovero – è grave e non può sopravvivere — non abbiamo posto ecc.” Nel Laboratorio dell’ospedale lavora un’Infermiera inglese, Helen che era presente a Beirut durante la strage, è venuta in nostro aiuto, si è offerta di ospitarla, in un piccolo lettino nel suo laboratorio, promettendoci di seguirla personalmente.
Il viaggio
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