Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Venezuela, ColombiaData di partenza
1987Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Ferruccio batte Caracas palmo per palmo, il suo viaggio dura mesi e ha tutto il tempo di scavare a fondo per scoprire la vita dei venezuelani e degli italiani immigrati in quel Paese a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale.
CARACAS, -29 de octubre
L’autista del colectivo é italiano. Lo scopro dopo aver parlato per alcuni minuti interessandomi del suo lavoro. È originario di un paesino della Campania. Ha tanta nostalgia della sua terra, che non rivede dal 1959. Qui a Caracas aveva una macelleria ben avviata. Dice di averla venduta quando il dollaro valeva ancora 4 bolivar. Voleva sistemare la sua famiglia e tornare in Italia. Ma poi é iniziata l’inflazione e le cose si sono complicate. Oggi il dollaro vale 24 bolivar. Il potere di acquisto é diminuito. Lui é stato sfortunato. Per fare studiare i 4 figli ha rimesso nel cassetto il suo sogno. I ragazzi si sono affezionati all’ambiente ed agli amici di Caracas. Allora ha acquistato questo pullman usato per guadagnare un po’ di soldi. Spera di passare i giorni della pensione al suo paese. Ma vorrebbe arrivare con un po’ di denaro. L’entrata mensile é di circa 21.000 bolivar (1,150.000 lire). Dopo le spese di riparazione, di mantenimento e della benzina, non c’é da stare molto allegri. Ma é un buon guadagno in raffronto agli stipendi medi di 6.000 bolivar. Il costo della vita é caro rispetto ai salari. Un affitto mensile é di 3.000 bolivar.
Sono prezzi impossibili per molti degli immigrati dell’interno che, lasciando le fertili campagne, hanno raggiunto la “Mecca” della Capitale, luogo della felicità terrena, nel periodo dello splendore. Hanno guadagnato bene; ma non hanno fatto investimenti. Nel venezuelano c’é una tendenza alla dissipazione delle ricchezze più che all’idea risparmio legata al lavoro. Ed ora preferiscono vivere in maniera abusiva nelle bidonville. Qui non si paga affitto e luce. Inizialmente hanno costruito le loro baracche nella zona Sud, più in alto delle ville residenziali. Godendo lo stesso panorama dei ricchi. Per raggiungere le loro catapecchie, che con fantasia chiamano case, debbono salire centinaia di scalini. Hanno televisione ed elettrodomestici. Ma le intenzioni apprezzabili per diminuire il distacco sociale, non tolgono l’ambiente di promiscuità di una baracca di pochi metri quadrati.
Gli italiani si sono arricchiti. Almeno 100.000 connazionali, spennate le galline dalle uova d’oro, hanno lasciato la zona residenziale “La Carlota”, nel Parque dell’Est, con il lago artificiale, il giardino zoologico e il Planetario Humboldt. Sono rientrati in Patria. Erano arrivati, dopo la 2′ guerra mondiale, nel periodo della grande immigrazione, favorita dalla richiesta del dittatore Jiménez rivolta agli italiani, portoghesi e spagnoli. Il lavoro dei nostri tecnici é stato importante per l’economia del Venezuela.
Nella calura del mezzogiorgo trovo riparo nella chiesa di Santa Teresa. E’ una costruzione bianca con tre cupole grandi e 12 piccole con stile bizzantino. Sulla facciata neoclassica si erge la statua della santa spagnola. L’acre odore di candele con il profumo dell’incenso si propaga nella navata. Decine di persone sono estasigte davanti ai Santi e alle Madonne.
Alcuni supplicano a mani tese; altri pregano e fanno promesse ad alta voce. Un uomo con la barba incolta più che una orazione, sembra esprimere una minaccia: la statua non glí ha ancora concesso la grazia. Il vociare é intenso. Mi pare di essere in una sala di contrattazione. Qui i Santi dovrebbero esaudire tutti. C’é il timore che chi non strilla più degli altri, non sia ascoltato. E’ uno spettacolo inconsueto. E’ una testimonianza di malto fanatismo.
Davanti all’altare maggiore c’é una poltroncina dorata. É protetta da una teca di vetro come una reliquia. Una targa ricorda che la sedia é stata usata dal Papa nella sua visita del 1985. Un manifesto invita a rispettare le “precedenze”. Prima di rendere omaggio ai Santi ed alla Madonna é educazione dare un saluto e fare una preghiera al Santissimo. Ma forse i fedeli non sanno leggere. Il Suo altare fiorito, su cui ardono solo due lumini rossi, é deserto.
In una nicchia incorniciata d’argento é posta la figura del Iazzareno, un’opera attribuita all’apostolo San Paolo. Mi lascia un po’ perplesso. Nella cappella laterale, in un’urna dorata, contornata da centinaia di lumini, si custodiscono le spoglie di S.Giustino. Il martire romano é stato donato da Rana per stimolare il culto ad un eroe del cristianesimo, anche nel nuovo mondo. Sosto davanti al santo che ha dato il nome a mio padre. Cerco una immagine da portargli come ricordo. Le hanno esaurite.
Per conoscere un aspetto sociale del tempo libero e delle associazioni giovanili visito la sede dello scautismo venezuelano. Arrivo mentre nel cielo azzurro si addensano, quasi d’improvviso, grosse nuvole nere di tempesta. Mi presento al commissario nazionale Héctor Illa Teiera. Accetta il dono di alcuni distintivi. Poi insieme ad altri giovani dirigenti si fa una panoramica dell’associazionismo. Esistono molti club privati destinati ad una élite, dove anche i giovani trovano spazio per le attività sportive e culturali. La scuola non ha personale preparato per seguire gli studenti dopo l’orario delle lezioni. Solo nella Capitale ed in altre grandi città, dove si accentra il 75% della popolazione del Paese, esiste una organizzazione associativa, che sovente fa capo ai Collegi cattolici. Ci sono Società sportive per molte discipline. Alcune di queste sono a livello popolare e riescono a raggruppare i ragazzi della periferia. Ma la situazione economica, che obbliga i giovani alla ricerca di qualsiasi lavoro, preclude loro non solo la frequenza alla scuola; ma a qualsiasi attività del “tempo libero”. Questo termine, di origine borghese, collegato al benessere di una nazione, era più attuale nel periodo del boom petrolifero.
Lo scautismo in Venezuela, fondato nel 1917 e riorganizzato nel 1936, offre un supporto educativo e formativo di grande interesse. Ma non ha capi o assistenti per avvicinare i giovani emarginati e lasciati allo sbando nelle zone periferiche più povere. Opera purtroppo, salvo una eccezione, solo nelle grandi città e in ambienti di ceto borghese. Attualmente l’impegno del movimento é quello di formare i responsabili. E’ un problema grave. Il volontariato dei giovani ha dei momenti di grande generosità ed impegno; ma quando si, sovrappone la necessità di lavoro e la formazione della famiglia, cessa anche la disponibilità.
Il viaggio
Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Venezuela, ColombiaData di partenza
1987Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Ferruccio Bolognani
Il prezioso diario
Questa mattina la telefonata, dall'agenzia della "Bethesda travel center" di Washington, annulla la mia impazienza. Da...
“Bienvenidos a Caracas”
Dopo quasi 5 ore, il comandante comunica le operazioni di avvicinamento a Caracas. Ci invita a...
Scuola Don Bosco
CARACAS,-28 de octubre Prendo la metropolitana e tre colectivos per arrivare al secondo indirizzo di P. Giuseppe....
Il segreto più violento
CARACAS - BOGOTA', 3 de noviembre Caracas questa mattina è avvolta in una leggera foschia. Si dissolve...
Il dormitorio dei bambini poveri
È quasi mezzanotte quando mi dirigo verso l'Hotel. Nascondo la macchina fotografica sotto la giacca impermeabile....