Mestieri
inpiegatoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
VietnamData di partenza
1960Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Cino Ghigi arriva con la sua Lambretta a Dheli, in India, nel 1960. È colpito dal grigiore e dalla miseria che sprigionano le persone che incontra.
LAHORE (Pakistan) – AMRITZAR (India) km. 64 – km. 1.343 .- 23/11 Pakistan e India hanno una propria moneta, la rupia che dovrebbe equivalersi, ma che non ha un cambio ufficiale, probabilmente per mancanza di vere relazioni commerciali fra di loro in pessimi rapporti di amicizia. Ognuno disprezza quella dell’altro o sopravaluta esageratamente quella che gli appartiene, cosicché il turista che si libera della valuta che non gli serve più, ricava appena la metà rispetto al valore di quella che scambia. E’ la tangente che paga l’incauto il quale si fa sorprendere nel nuovo Paese col denaro valevole in quello che ha lasciato, cioè con la carta dell’uomo nero in mano. Però ho trattato come si deve la moto non badando a spese, la quale é pronta per il nuovo balzo su strade sconosciute; questo sarebbe il meno perché briganti credo di non incontrarne. Sono le buoni condizioni che fanno difetto in regioni dove si marcia più con i carri trainati da buoi che con gli automezzi e le distanze astronomiche da affrontare; allora mi converrà di raggiungere direttamente Nuova Delhi in ferrovia da Amritzar, poi si vedrà. Al posto di frontiera pakistano chiamato Waga (36 km. da Lahore), le formalità sono state brevissime; non altrettanto in quello indiano di Atari. Qui un certo orgoglio nazionalistico delle guardia, forse di inconscia rivincita nei confronti di un europeo intesi ad avvilirlo, intrattenendolo tre quarti d’ora solo per una fotografia di familiari scovata per caso nel bagaglio, sono state le cause della perdita dell’intero pomeriggio trascorso ad esaminare futili cose come il rasoio “gillette”, che niente avevano a che fare con la dogana. Alla stazione di Amritzar raggiunta a buio piuttosto contrariato, mi sono messo subito sopra l’espresso di Delhi che pareva fosse lì ad aspettare: costo del mio biglietto 18 rupie, 22 per lo scuter, totale 40 svalutatissime rupie indiane, appena cinque dollari, ossia 3000 lire un percorso di 450 km. Anche se dentro al vagone ci si rompe le ossa, che si vuole più da questi Paesi che si sono scrollati di dosso, da poco, il giogo coloniale?
AMRITSAR – NUOVA DELHI – 24/11.- NUOVA DELHI – DELHI 25- 26/11. km. 58 – km. 1.401. – (INDIA).- Delhi e Nuova Delhi sono due città in una, ma ben distinte fra loro, avendo concorso ad edificarle principi, concetti e necessità di varia natura da parte dei dominatori che si avvicendarono in India: gli imperatori mogol che per i monumenti ci hanno lasciato gli aspetti più spettacolari nella Delhi propriamente detta, ma anche tante catapecchie; e gli inglesi creatori di quella più recente come dice il nome, ricca di costruzioni all’europea lungo splendidi viali alberati. Sono rimaste oggi, come dire, una della povera gente e quanta gente di quale tipo, e una delle persone abbienti che, nonostante tutto, anche qui ci sono. Fra le due città, per quanto concerne il mio pur breve soggiorno, ho dovuto prendere una via di mezzo accomodante allo scopo di conciliare la spesa di un letto con le esigenze alimentari, benché avessi preferito logicamente la pulizia, l’ordine, la quiete, il cibo, tutti da una parte. Cosicché quello, dopo tanto penare, é scappato fuori all’hotel Star di Qubta Road in pieno ghetto indigeno assordante di folla, dove accanto all’ingresso é stato giocoforza lasciare il veicolo alla sua mercé; queste le ho soddisfatte egregiamente nella rinomata moderna Connaught Piace, al ristorante Tivoli dove si fatica a spendere cinque rupie per un copioso pranzo, insieme al solletico che ci procurano bruni topini salendo sulle gambe. Questa vecchia Delhi sprizza la storia, il cadente, la povertà, la magnificenza, la bellezza e l’assurde da tutti i pori; devono averla governata persone intelligenti con la mano forte per imporre la propria concezione di vita secondo, soprattutto, la credenza maomettana. Lo denotano certi monumenti, qualche palazzo, le antiche porte cittadine, il Forte Rosso, i mausolei tutti incredibilmente fuori del tempo e le moschee anch’esse prive del fascino che si trova in Lahore; perciò ogni cosa dice meno di una volta. E’ come se su tanto sforzo creativo, su tante opere architettoniche che parrebbero divenute inutili, si fossero presa la loro rivincita le moltitudini diseredate di oggi come d’allora, che gli girano intorno indifferenti senza posa, dirette chi sa dove. Chi mi ha sbigottito sono state proprio loro, bigio cenciame umano che in un pomeriggio ho vedute sopra un largo ponte della’ ferrovia la quale divide la città nuova dalla vecchia, e poi sciamare nei due sensi dentro la strade adiacenti. Era il passaggio ordinario di sempre in quel punto, di massa, da parte che la folla del destino che si aduna nel nulla.
Il viaggio
Mestieri
inpiegatoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
VietnamData di partenza
1960Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Cino Ghigi
Partenza in Lambretta
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