Mestieri
libera professionistaLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
MaliData di partenza
1979Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)L’avventuroso viaggio di Clementina, in Mali nel 1980, si conclude con una coda altrettanto avventurosa e problematica. Dopo aver visitato Timbuctu, meta finale della spedizione, il gruppo resta bloccato in attesa di un aereo che voli in Europa.
Mercoledì 7 gennaio. Ci svegliamo ed è una favolosa sorpresa: siamo a Timbouctou. Fa freddo. Prendiamo un taxi scoperto per andare prima alla polizia a registrare i passaporti e poi all’accampamento. L’albergo è pulito ed incredibile per questo posto, addirittura con l’acqua corrente. Dobbiamo però fare i conti con il denaro: qui è tutto a nostro carico, mangiare e dormire (infatti le tende sono a Mopti sul campion e viveri non ce ne sono più, quei pochi rimasti Fabio ha avuto cura di lasciarli sulla piroga, affinchè ne possano usufruire Pina e An-deea). Lui, Fabio, non ha più nemmeno una lira. Ci facciamo la doccia e ci sentiamo rinascere. Usciamo per visitare la tanto sospirata Timbouctou: è una città assurda, spenta, con poca gente e poco colore, sabbia dappertutto e sole che va e viene. Ci fermiamo a visitare un accampamento di maori, i tuareg sono più lontani e bisognerà andarci nel pomeriggio Rientriamo all’hotel per il pranzo: un’insalata di pomodori e cipolle ed un orribile riso, che dicono sia il piatto speciale qui, condito con un orribile sugo verde fatto di erbe e di grasso di montone, ed alcuni pezzi di carne, sempre di montone. Lo effetto è assolutamente repellente: sembra il rigurgito di un bovino. Il sapore è ancora peggiore e rimpiangiamo tutti la cucina di Rita. Non ho voglia di andare a visitare l’accampamento dei tuareg, così resto in hotel con Vince che mi offre un pacchetto di creakers e un po’ di latte condensato. Anche gli altri tornano presto, pare che il giro non sia stato gran cosa. Domani si torna a casa.
Giovedì 8 gennaio. Sveglia alle 6 e colazione. Fabio non hai soldi per pagare il taxi per l’aeroporto, a che punto siamo arrivati! Alle 7.30 siamo in aeroporto: non c’è nessun aereo, nessun viaggiatore in partenza, nessun impiegato al banco dell’Air Mali. Alle 8 dalla torre di controllo ci dicono che il nostro aereo è in panne. Qualcuno va in paese ad informarsi all’Air Mali. Tornano portandoci la noti-zia che per ora siamo appesi alla compagnia e che l’areo per Bamako è in panne da qualche parte e non si sa quando arriverà. Rientriamo all’hotel; vi è ospitato il ministro della gioventù, a cui mi rivolgo per cercare una via d’uscita alla nostra situazione. Mi dice che può metterci a disposizione un’auto, che deve portare a Bamako il suo ministro per la questione islamica, e su cui potremo salire anche noi; il tutto completamente gratis, dono del governo maliano. Saremmo disposti in sei a partire, io e Franco, i Trevisan, Vince e Carlo. Siamo già pronti, abbiamo anche comprato al mercato qualcosa da mangiare durante il viaggio, ma poi cominciamo a pensare: e se poi domani c’è l’areo per Bamako, e si riesce a prendere in coincidenza anche l’aereo per Parigi? Se arriviamo in ritardo perchè abbiamo abbandonato il gruppo sarà poi colpa nostra, e dovremo ripagarci noi l’areo da Bamako a Milano. Cosi, per non rischiare, decliniamo gentilmente la proposta del ministro (e ce ne pentiremo amaramente!) Qui al campement stasera c’è un gran ballo, hanno montato enormi amplificatori ed un mixer proprio sotto le camere. Tra noi c’è un certo nervosismo; io me ne vado in camera e cerco di dormire. A questo punto non riesco più a trovare lati positivi nella faccenda, so solo che bene che vada arriverò a casa con qualche giorno di ritardo, e questa non è una previsione allettante.
Venerdì 9 gennaio (giorno in cui avremmo dovuto arrivare a casa) E siamo ancora a Tombouctou. Difficile arrivare qui, ma a quanto pare difficile anche ripartire. Non si hanno notizie dell’aereo, all’Air Mali il direttore continua a ripeterci che quando sarà il momento ce lo verrà a dire; soltanto che non si ha idea di quando sarà il momento. Passiamo la giornata andando dall’Air Mali al Campement e viceversa, il discorso che facciamo sono sempre gli stessi: chissà se gli altri sono partiti, chissà se si ricorderanno di avvertire le nostre famiglie, chissà se la Debelé sta facendo qualcosa e così via. Nel pomeriggio siamo andati alla missione americana e Carla è riuscita a farsi cambiare i cento dollari di franco, che dividiamo fra tutti. Almeno abbiamo il denaro per pagarci da bene. Verso sera giochiamo a carte, così almeno riusciamo a cambiare discorso per qualche momento. Ma non ho fortuna, Carlo mi batte clamorosamente.
12 gennaio (giorno in cui avrei dovuto iniziare il lavoro)
Partiremo per Parigi, semprechè l’aereo arrivi, questa sera alle 23. Quindi, abbiamo davanti a noi un’intera giornata da spendere come ci pare (a spese dell’Air Mali). Ci alziamo tutti presto: forse è stata la scomodità di dormire in un letto! Vado con Franco e i Trevisan allo zoo: un orrore, incredibile per un paese africano avere degli animali così brutti e così maltenuti. Io e Franco torniamo in hotel, attraversano forse la parte più povera e più puzzolente della città, a soli due passi dall’hotel dell’Amitié. A mezzogiorno pranzo and: Mediterranéé, poi tutto il pomeriggio in piscina, ancora cena alla Mediterranéé, un ultimo sguardo alla bella padrona, e poi via all’aeroporto. L’aereo è quasi in orario; partiamo senza problemi. Mi addormento poco dopo il decollo e mi sveglio quando riaccendono le luci.
Martedì 13 gennaio
Alle 7. siamo all’aeroporto Charles de Gaulle. Chiedo al check-in dell’Air France se possiamo prendere l’aereo delle 7.40 anzichè quello delle 12.25. Ci dice gentilmente che potrebbe metterci in lista d’attesa, guardando il mio biglietto, ma che forse è meglio per noi prendere l’aereo su cui siamo confermati, perchè non si farebbe a tempo ora a spostare i bagagli. Decidiamo di dargli retta e ci mettiamo in giro per l’aeroporto. Alle 12 torno con Dino al banco di registrazione e qui si scopre che non siamo affatto confermati, ma tutti quanti in richiesta per il volo delle 12/25. Protestiamo e quelli dell’Air France cominciano a farne di tutti i colori nel calcolatore. Qualcuno dei nostri nomi esce, qualche altro no; vengono confermati tutti meno io, Dino, Carla e Piero (il ragazzo che Loriana ci ha diffidato per il ritorno). Soltanto alle 12.10 daranno i posti anche a noi (dopo che ci siamo incavolati come bestie).
E’ stato duro andare in Mali, ma soprattutto uscirne. Speriamo, dice Franco, di non trovare anche uno sciopero dei tremi in Italia!
Il viaggio
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1979Periodo storico
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