Paesi di emigrazione
ZambiaData di partenza
1987Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Un aneddoto locale offre a Paolo Cerada l’occasione per riflettere sulle economie dei paesi poveri e sulle scelte da compiere per offrire loro aiuti concreti e non soffocarle.
Lusitu, 15.02.88
L’altro giorno è accaduto un fatto che mi sembra significativo per capire alcune cose sull’indebitamento abnorme dei paesi cosiddetti “sottosviluppati”. Anche se la vicenda ha un carattere strettamente localizzato, credo sia lecito usarla come simbolo di situazioni più generali. La storia: Peter – l’africano che collabora con noi al Progetto – percepisce un salario di 250 K/mese (= Lit. 37.500 ca). Ed é un discreto stipendio, rapportato all’economia zambiana. Peter ha una famiglia numerosa da mantenere. A dicembre Peter ci ha chiesto un prestito per pagare la scuola alla figlia maggiore: 200 K, con l’impegno di restituirne 50 K ogni mese. Trattenibili sullo stipendio, naturalmente! A gennaio: una coperta (87 K) adesso é molto umido, e nelle capanne di fango e paglia fa freddo. Un sacco di mais (40 K): i raccolti non sono ancora maturi, la farina 4 introvabile in tutta la Zambia o il mais distribuito dal governo é finito da tempo… Ancora: un paio di sandali (made in China, di plastica: 50 K) e un chitenje (pezzo di stoffa che le donne usano come gonna: 75 K) per la moglie. Tutto cose sacrosante ed estremamente necessarie. Totale, con il pagamento del prestito e gli acquisti non restava più niente; ed anche per il mese successivo una buona fetta dello stipendio era già ipotecata. Che fare? Riunione dei volontari con Peter. Visto e considerato che tutte le cose comperate andavano sotto la voce “beni di prima necessità”, le soluzioni erano due a) accordare a Peter un altro prestito, più dilazionato nel tempo b) fare un aumento di stipendio, con la clausola di non concedere mai più, prestiti. Ne abbiamo discusso a lungo. La prima soluzione, proiettata nel futuro si è rivelata un circolo vizioso, dove l’accumulo di debiti avrebbe portato Peter ad un punto di non-ritorno: lavorare solo per pagare i creditori. E pensare che i nostri prestiti non hanno alcun interesse, al contrario del Fondo Monetario Internazionale o della Banca Mondiale! Abbiamo optato per la seconda soluzione, cancellando una parte dei debiti. Infatti, ci è sembrata la scelta più educativa: Peter sa che ora può contare su 300 K al mese. Si tratta quindi di imparare a gestire un piccolo capitale, cercando di non andare in perdita. In pratica vedremo se le aberranti contraddizioni dell’economia zambiana permetteranno a Peter di organizzare efficaciemente il suo stipendio…
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