Mestieri
registaLivello di scolarizzazione
frequenza universitariaPaesi di emigrazione
Cina, Malesia, NicaraguaData di partenza
1978Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Il regista Daniele Cini nel 1985-86 è in Nicaragua, nel pieno del cosiddetto Irangate.
Managua 1.1.1986 Impossibile registrare tutto quello che accade il 31 e l’1. Come se non bastasse ho caricato male il rullino sprecando ben 36 occasioni di memoria figurata. Elenco di seguito: Managua dall’aereo in sequenza d’atterraggio; la casa di Fiorella, nostra adorabile ospite nel magico villaggio di Esquipulas; la sportiva macchina prestataci da Dario e laghi vicino a Managua; un indimenticabile bagno a Jiloa, tra le “zanate” cornacchie eleganti e l’iguana di Managua che suona un po’ come la piperacea del Perù. La aragosta del Ristorante Guayacan e i dolci camarones, la piccola soldatina sedicenne col suo battaglione di adolescenti giocosi – una scena molto tenera ed umana. La sensazione più forte è però quella della notte di Capodanno, a casa di guerriglieri salvadoregni. Qui comincio a misurare il totale cambiamento di valori e di tensioni affettive che mi provocherà questo viaggio. Nella serata coi salvadoregni, fin nelle manifestazioni più prevedibili, come l’esordio in una penombra di cospirazione con una chitarra melanconica e latina o il comizio a metà festa per ricordare che mentre si balla si sta lottando contro l’aggressione imperialista, mi colpisce soprattutto il senso che qui si ha della vita. Mi sento come sotto una doccia calda e potente dopo un lungo periodo di sporcizia; mi commuove questa gaiezza, questa semplicità di questi giovani idealisti che si dimeneranno cantando e ridendo a dispetto del loro costante appuntamento con la morte. Non credo di essere preso da nostalgia: à vero che questo mi ricorda i miei eroi di adolescente: cospiratori algerini, i clandestini di Spagna, gli esuli del Cile; soprattutto però mi riattiva la naturale simpatia per gli oppressi che si ribellano (una cosa che non riguarda soltanto il mio passato). Penso al disincanto e alla mancanza di utopia della nostra Italia, dove le uniche fonti di emozione, passione e speranza, vengono da una mitologia del quotidiano che si fonda su un’idea di pura sopravvivenza. Qui, invece, in un mondo forse anch’esso di pure illusioni, come quello di questi ragazzi che verranno forse tutti sterminati, si respira un’aria in cui le vere passioni della vita sono legate a un’idea di futuro, alla determinazione di cambiare, certo non per paura della vita, ma per troppo amore di essa. Credo che più che la fede mi abbia colpito il coraggio. Naturalmente la vacanza sí sta facendo più seria, e con questo crescono anche le mie ansie di inadeguatezza, a cominciare dalla mia totale ignoranza della lingua. E’ cominciato l’86, con una giornata di lettura, conversazione, riflessioni. Una gita al vulcano Masaya e una violenta tentazione di gettarsi come Empedocle nel cratere fumante: ma ahimé non sono ancora così saggio.
Il viaggio
Mestieri
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Cina, Malesia, NicaraguaData di partenza
1978Periodo storico
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