Mestieri
autotrasportatoreLivello di scolarizzazione
frequenza elementarePaesi di emigrazione
EritreaData di partenza
1935Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Mentre l’Italia sta per entrare in guerra contro l’Etiopia, Papaleo si fa apprezzare per il suo spirito di intraprendenza al distaccamento di contraerea al quale è stato assegnato ad Asmara. Tanto che viene proposto, contro la sua volontà, per una promozione.
Arriva il giorno d’entrata in guerra con l’Abissinia e le truppe mobile varcarono i confini trovando poco resistenza. Nella batteria 3° ove ero aggrecato assistivo e, a mio modo, valutavo le pignolerie del comantante. Mi accorgevo di non essere un vizio ma la tentenza di funzionalità e mantenimento di mezzi e servizi; tutti funzionali e pronti con massima celerità d’impiego. Come manciare massimo interessamento alle spettanze dei soldati e mancia bene senza dispersioni alcuna. Visita giornaliera e controllo del rancio e alla distribuzione. Orario d’istruzioni ogni mattina e dopo pranzo col tempo rispettato al riposo ed alla libera uscita. Interessamento alla pulizia ed al vestiario, calzatura e tutto il necessario, e, al cambio del vestiario e nel tempo stabilito dall’autorità militare. Avveniva ogni quattro mesi per una certa catecoria e sei per un’altra. Ricordo che al cambio di vestiario una volta un capitano interesso alla distribuzione, non volle cambiare certi intumenti, che erano quasi nuovi, perché ben puliti e ben tenuti e quando ritornati in batteria, ne venne a conoscenza, deve scendere al sottotenente e salì lui in macchina mi diede ordine di tornare indietro al magazzino. Si presenta il capitano e il tenente chiede il perché del rifiuto. Risposi ma tutto ancora è quasi nuovo. Non mi interessa, fu la risposta e contanna lei mi cambia tutto quello che si à da cambiare. Mi attenco al tempo stabilito del regolamento. Il capitano cambiò tutto senza batter ciglio. Fra di me pensavo: questi sono i veri comandanti che rispettano i regolamento senza stranfare le leggi. Un’altra volta ricordo: mi chiama e mi dice metti quel cap. maggiore sulla camioncino e portalo alla fontana con tutta la dotazione del vestiario, lo lasci lì e vi ritorni quando si toglie i pidocchi di addosso e dalla biancheria. Era un po’ più anziano più di me, si mise a piangere per la vergogna per quanto era barbiere. Lo confortai, disse non la prendere a male l’ha fatto per tuo bene ed anche per gli altri, non ci cascare più. Era contento di me il tenente, gli piaceva la puntualità e il servizio che volgevo giornalmente assieme al sotto tenente Crispi (origine napoletano). Nel tempo disponibile eravamo sempre in giro fra aziende di merce che ci occorreva per esigenze della batteria stessa, materiale per piazzale dei cannoni legnami per altre occorrenze, ecc. I soldati dormivano sotto le tente con pagliericci per terra quattro per ogni tenta. Il comanto vi era una casa divisa in tre stanze, in una vi era l’ufficio del comantante, un’altra i due sottotenenti e l’altra cucina e sala pranzo.
Lungo la strada il ten.te Viale mi dice Papaleo cosa manca ora alla batteria? E rispondo la luce e mi risponte cosa è impossibile. Ripeto: ci vuole solo interessamento a trovare il metodo come fare. Metida ciò che io dissi e per subito mi disse: torniamo indietro, andiamo alle officine Ocrai lì vi è un direttore mio compaesano e mio compagno di studi. Chiederò a lui, andiamo sul posto, parla con l’ingegnere, e torna subito, mi dice: prendiamo qui per la campagna, per ritornare in batteria. Azzeriamo il contachilometri per sapere che distanza da qui se non supera i cinquecento metri possiamo avere la luce dall’Ocrai. Ci faremo attaccare i fili. All’indomani io e il tenente Crispi andiamo in cerca di fili per stendere la linea, (il contachilometri ci segna 450 metri) pali l’avevamo della legname prelevata. In poco tempo vi fu la luce in batteria sia per le baracche che per la luce sui camion. Vennero sostituiti delle pile elettriche. Dopo alcuni giorni il tenente mi dice cose vi bisogno ancora, rispondo: l’acqua. (ci veniva trasportata con la botte) risposta impossibile, se non si può ci accontentiamo per quello che abbiamo ottenuto, giusto risponde lui. Dopo alcuni giorni andavamo in batteria dall’Asmara e mi dice (il tenente Viale) Papaleo vedi che ora vi sarà scuola per caporali farai il corso. Risposi: signor tenente io non farò nessun corso, da permanente a Palermo rifiutai i gradi di capor. Maggiore offerti da colonnello comantante il gruppo contraerea, non ho nessuna volontà di portare gradi: E tu questa volta deve intossare i gradi. Sig. tenente lasciamo stare le cose per come sono, qui sono agrecato col mio capitano di provenienza, avrete discussione da evitare e poi io non sono contento per una ragione, senza gradi a qualsiasi soldato che gli chiedo un aiuto me lo offre volentieri, quando lo desidero con i gradi, non l’ottengo da nessuno, l’ottieni d’autorità – non mi sento d’usarla. Va bene disse. Il giorno della promozione a caporale arrivò dopo una ventina di giorni. Ci mettiamo sul camioncino per andare al Comanto per strada mi dice: indovina dove andiamo. So che andiamo al Comanto. Zitto. Arrivati mi dice attenti un po’ e poi torni indietro mi verrai a prendere a mezzogiorno. Ritorno e mi porta la promozione a caporale, scontento risponto: mi servirà per altri usi. Disse poi: la vedremo.
Il viaggio
Mestieri
autotrasportatoreLivello di scolarizzazione
frequenza elementarePaesi di emigrazione
EritreaData di partenza
1935Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Giuseppe Papaleo
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