Mestieri
casalingaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1944Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)In Svizzera, la famiglia ebrea di Adriana, sfuggita alle persecuzioni naziste, deve affrontare un periodo di quarantena e vigilanza medica. I membri vengono separati: Adriana in un primo momento si ritrova a Bellinzona, ricoverata nella “Casa d’Italia”, un edificio di stampo fascista.
Verso le nove venne una macchina, una 14″come avevamo noi, per portarci a Chiasso, al “Lazzaretto”. Giungemmo in mezz’ora e subito ci dissero che dovevamo dividerci da Fausto perché avremmo fatto una quarantena di 21 giorni divisi; ci mettemmo allora a dividere la nostra roba dalla sua; con noi c’erano due russi con una bambina e un mucchio di soldati che fuggivano dall’Italia. Ci fecero una visita medica, più per cercare se avevamo malattie della pelle o insetti, che non altre malattie. Infatti poi ci diedero un certificato con su scritto “spidocchiati”. Mangiammo discretamente, dormimmo su dei sacconi di paglia, e al mattino alle 8 partimmo per Bellinzona alla “Casa d’Italia” dove ci interrogarono e ci fecero compilare dei questionari, poì ci mandarono alla disinfestazione e poi ai campi di quarantena. Un’infermiera ci consegnò un bigliettino che Bianca aveva lasciato per noi dicendo che loro venivano mandati a Balerna. La casa d’Italia era un edificio non molto bello ma pulito, che forse era stato una palestra della GIL, infatti vi erano ancora gli attrezzi. Le donne stavano al 2 piano, gli uomini nella palestra; anche qui non si stava male, anche se si mangiava poco e erano molto severi (regime militare) Dopo qualche giorno venne da Losanna Lele, che sperava di trovare i suoi, e che ebbe una gran delusione quando seppe che non c’erano; inoltre non lo lasciarono parlare con noi perciò non fu convinto delle affermazioni che gli facevamo per iscritto che se non erano venuti anche loro era solo per loro spontanea decisione, ma non era loro successo nulla. Ci fece molta pena vederlo magro e mal vestito, non curato per niente anzi con i vestiti strappati, cosicché la Mamma incominciò fin da allora ad aggiustargli la roba e lavargliela e stirargliela, cosa che continuò a fare per tutto il tempo che rimanemmo in Svizzera. A Bellinzona alla “Casa d’Italia “restammo circa otto giorni e una bella mattina ci mandarono alla disinfezione, ognuno per conto suo e io con tutti i nostri valigioni che dovetti disfare per far disinfettare la roba ed ebbi a che fare con infermiere molto villane! Dopo la disinfezione ci diedero una coperta lurida e ci fecero sedere su delle panche in un locale dove a poco a poco arrivava la roba disinfettata, il contenuto delle quattro valigie tutto mescolato in un gran sacco e io cercai di rimettere un po’ di ordine; ci diedero un certificato su cui era scritto che eravamo stati “spidocchiati”. Dopo ci condussero all'”Asilo” da dove saremmo partiti per Balerna. Ritrovai mia Mamma ed insieme facemmo un po’ di ordine alla nostra roba. Dormimmo in un letto e non per terra come nei giorni precedenti, in compenso il vitto era scarso e cattivo per non parlare del trattamento che fu quanto mai infame. C’era poi una delle “Samaritane” che era veramente perfida, ed anche isterica e ci trattava tutti come esseri indesiderati ed indesiderabili. Per fortuna rimanemmo in quel posto molto poco, e fummo contenti dell’ordine di trasferimento a Balerna, che ci fu dato da un giorno per l’altro. Anche di Bianca non avevamo più saputo niente, ma pensavamo che con la famiglia fosse già in quel posto, come ci aveva fatto sapere con un bigliettino. Ricevemmo cartoline e lettere di parenti che avevano saputo del nostro arrivo e ci davano il benvenuto, ma soprattutto chiedevano notizie di parenti e amici ancora in Italia. Ci scrissero lo Zio Riccardo, la Zia Emma e la Zia Claudina De Benedetti. Lasciammo la Casa d’Italia di Bellinzona la mattina alle otto, ed attraversammo la città morendo dietro alle vetrina piene di ghiottonerie che ormai da anni in Italia non avevamo più visto.
Il viaggio
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