Mestieri
dirigente scolasticoLivello di scolarizzazione
licenza scuola media superiorePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1936Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Alfonso Casadio, un giovane sui vent’anni, si trova a Hon in Libia nel 1936: svolge la mansione principale di direttore scolastico, ma nella piccola comunità sperduta alle soglie del deserto libico ricopre altri ruoli e mansioni. Che gli procurano alcune distrazioni.
L’ufficio affari civili e politici, una diecina di persone, era diretto dal già citato maggiore Alberto Cardano. Buono, paziente, tollerante, sempre bendisposto. Mi stimava e mi voleva bene nonostante la mia condotta. Mi aveva fra l’altro affidato due incarichi importanti: ero primo consegnatario di tutto il materiale mobile civile sparso nel Sahara; arbitro conciliatore (facente funzioni di pretore) limitatamente al contenzioso indigeno – divorzi, eredità, piccole beghe, ecc. – corrispondenza con le Sottozone di Brach, Ghat, Sebha, Murzuk; vettovagliamento della colonia penale, per soli indigeni, della sperduta oasi di Uai el Kebir. Tutto lavoro che mi piaceva e che svolgevo con passione. Specialmente uno: fra le incombenze di primo consegnatario c’era anche quella di curare la manutenzione dei mobili affidati alle due case di tolleranza. Un incarico che assolsi con tale alacrità e costanza che un giorno il maggiore, pur così paziente, uscì dai gangheri e mi gridò: «Quand’è così prenda la macchina da scrivere, la scrivania, l’archivio e se li porti in casino. E vediamo se riuscirà a farmi una pratica!!». Poveretto: lui aveva ragione ma. io avevo vent’anni. Inoltre tanto le ragazze tanto la tenutaria della casa araba mi trattavano con tutti i riguardi. Anzi, ci volevamo sinceramente bene. Mi sentivo proprio in famiglia. C’era anche, attigua a quella araba, la casa di tolleranza italiana, con avvicendamento mensile delle due o tre ragazze. In genere si trattava di donne di una certa personalità perché erano, ma non esclusivamente, destinate agli ufficiali. Ne ricordo una, bella e molto distinta, che periodicamente veniva in ufficio e affidava al maggiore i propri risparmi perché li facesse pervenire a non so chi per il mantenimento della sua bambina. Usava il tramite del nostro ufficio perché non voleva far sapere dove era finita. E ne ricordo un’altra, veneta, simpatica che ogni tanto veniva a casa mia per farsi cucire qualcosa da mia madre. La quale la intratteneva volentieri perché ne apprezzava l’educazione e l’istruzione. Naturalmente ci fu qualche malalingua che criticò il fatto.
Il viaggio
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