Cemento nei polmoni

Io facevo abbastanza progresso nella lingua ed avevo contatto con il sindacato e il partito comunista, partecipavo con altri compagni alle riunioni settimanali nei locali messi a disposizione dal comune ma questo a qualcuno non piaceva, dunque un giorno fui convocato alla Gendarmeria e pregato di non insistere in caso contrario sarei stato espulso. Il mio lavoro in galleria era durissimo, facevo parte con un Polacco che era venuto in Francia già dalla prima guerra mondiale, per niente al modo sarebbe uscito dalla miniera, io invece attendevo la firma del contratto per trovare altro lavoro. Il mio compagno masticava in continuità tabacco qualunque cosa toccava era impregnata di cicca. Me ne apriva pure a me, diceva che era l’unica medicina contro la silicosi. Pensavo a mio padre che a soli 54 anni in posti come questo si era procurato quella massa di cemento che lo aveva stroncato. Ed ora eccomi io suo figlio a continuare quel lavoro che avevo tanto odiato e maledetto. Bucavo come lui la dura pietra, mettevo la dinamite, facevo saltare pezzi di montagna e respiravo quella polvere bianca che sarebbe diventata cemento nei miei polmoni. Il Governo di allora faceva fare sacrifici per superare la crisi dovuta alla Guerra. Pure noi pagavamo un duro prezzo, ricordo che quando facevamo la notte, tornando in baracca il mattino entravamo negli orti dei Polacchi e prendevamo qualche cavolo, non erano che palle di ghiaccio li mettevamo vicino al fioco per scongelarli e poi si dividevano fra tutti. Da questo si può capire in che condizioni eravamo, obligati col lavoro che facevamo a rubare cavoli per vivere, per me non era che il seguito degli anni passati.