Paesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1951Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Le giornate di Fiorella a Tripoli scorrono via leggere e piacevoli, tra le cene in casa con ospiti, le gite per scoprire i siti storici della Libia, e non mancano neppure le serate al cinema.
Quando la casa fu pronta, i miei genitori cominciarono a fare inviti a cena. Avevano stretto delle amicizie, o forse erano solo conoscenze, sia con alcuni dirigenti della società elettrica, raggiunti anch’essi nel frattempo dalle famiglie, sia con funzionari del Consolato e dell’Ambasciata italiana. Dall’Italia arrivavano talvolta degli ingegneri, dei dirigenti o dei tecnici che avevano con mio padre rapporti di lavoro. Stavano in hotel e si fermavano qualche giorno, spesso con le mogli. In tal caso li portavamo in gita, a visitare le oasi, Leptis Magna o Sabratha, o sul Gebel, a Kussabath, Nalut e Garian. Erano poi invitati a cena, una cena buonissima che aveva quasi sempre lo stesso menù: fettuccine al pomodoro e basilico o lasagne con la besciamella, girello di vitello arrosto con le verdurine, piselli al prosciutto, macedonia e dolce comprato in pasticceria. A me piaceva molto la saker torta. Mamma faceva anche pesce al forno con le patate, ma in quel periodo io odiavo il pesce, ne sentivo l’odore già dalla scala di casa, ed entrando dicevo: “Ma che è questa puzza?”. Mia madre mi detestava. Aveva ragione, perché Mohamed, al mercato del pesce, ci faceva trovare dentice freschissimo, oppure orate, che piacevano a tutti, meno che a me. Le gite a Leptis Magna e Sabratha si svolgevano in modo sempre uguale. Queste città antiche con le loro rovine così ben mantenute erano magnifiche, mio padre poi era una fantastica guida, spiegava ogni cosa con dovizia di particolari e tutti restavano incantati da quanto vedevano. In casa si faceva anche il burro. Makmud, proprietario di una stalla, con un mulo ed un carretto portava ogni sera ai suoi clienti, in giro per la città, il latte fresco, intero, ancora caldo. Dopo la bollitura, raccoglievamo la scrematura densa che si formava in superficie, grassa e giallastra. La riponevamo in frigo e, raggiunta la giusta quantità, la versavamo in un fiasco, a cui era stata tolta l’impagliatura. A turno io, mamma e il ragazzo di servizio, scuotevamo ritmicamente il fiasco, fino ad ottenere una panna compatta, ma abbastanza morbida, che veniva messa in piccoli contenitori rettangolari. Si riponevano in frigorifero ed i panetti di burro saporitissimi erano pronti. La soddisfazione era forte. Per le feste di Natale facevamo i tortellini, secondo l’originale ricetta emiliana tramandata dalla famiglia della nonna Amelia. Mia madre faceva a mano la sfoglia e la stendeva con il mattarello. A questa punto arrivava mio padre, il momento era sacro, mamma tagliava la sfoglia in quadrati, ci mettevamo dentro una pallina di impasto e poi chiudevamo il tortellino a regola d’arte. Ci aveva insegnato il babbo come fare. Per noi tre era una specie di cerimonia, intima e tenera, che si ripeteva ogni Natale, tutti e tre in cucina, chiacchierando, a lavorare, ed ogni tanto ci scambiavamo un bacio, una carezza, un abbraccio. Il tortellino doveva avere la forma dell’ombelico di Venere.
Alcune sera andavamo al cinema, all’ Uaddan, dov’era una piccola sala, anche per il teatro, molto elegante ed esclusiva, con le poltroncine di velluto ed un’atmosfera decò. I film erano di prima visione e con gli altri spettatori ci si conosceva tutti. Un pubblico sceltissimo. C’era poi il cinema Lux, vicino a Piazza Italia, e l’Odeon, in fondo a Sciara 24 dicembre. D’estate era piacevolissimo andare in un cinema all’aperto, non ricordo più il nome, spazioso, in una traversa del Corso. Ci andavano famiglie intere con tutti i ragazzini al seguito, perché faceva fresco e si poteva tirar tardi senza pensieri. Durante gli intervalli compravamo il gelato Algida, la Bomboniera. Vedevamo gente affacciata alle finestre dei palazzi vicini, che cercava di carpire le scene del film, in modo un po’ distorto, ma gratis.
Il mio centro vitale a poco a poco divennero le compagne e i compagni di scuola. Il passato fu quasi cancellato dalla mia mente, certo pensavo a nonna, agli zii ma così, di sfuggita. A scuola invece tutto era eccitante. Si facevano grandi risate fra noi durante gli intervalli delle lezioni, e a ricreazione, nel cortile.
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