Mestieri
chimicoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Israele, IranData di partenza
1939Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
consolato discriminazione documenti esilio fuga guerra integrazione politica religione violenzaLe amare riflessioni di Ettore Finzi, ebreo italiano fuggito nel 1939 dalle persecuzioni fasciste, riparato in Palestina con la moglie Adelina.
23 giugno 1939
Oggi mi è stato comunicato ufficialmente che mi hanno concesso il permesso di rimanere permanentemente in Palestina; e quindi una parte della strada è percorsa, un altro ponte con l’Italia è stato tagliato.
Rimane ancora uno, uno solo, quello della cittadinanza. Fra due anni, se le leggi non saranno cambiate, farò domanda per diventare cittadino palestinese. Poi porterò i miei passaporti al Console del Re d’Italia e d’Albania e Imperatore d’Etiopia e gli dirò che rinuncio volentieri ad essere il suddito di tanto potente signore per diventare cittadino del Libero Stato Palestinese, piccolo ma libero.
Oggi in Palestina, in una terra in sommossa, senza un governo suo, senza un futuro certo e prevedibile, senza un sicuro lavoro e con altre mille incertezze, ci si sente molto, ma molto più liberi che in Italia.
La libertà non è questione materiale. Quando un uomo si sente pienamente tale, libero di pensare e di esprimere ad alta voce il suo pensiero, libero di leggere che stampa vuole e che libri vuole, libero
di approvare e disapprovare, libero di credere in un Dio o in un altro, libero di avere una fede politica od un’altra; quando un uomo non è un numero, non è una parte materiale che con altre pari alla sua formano soltanto una brutale forza fisica espressione di massa e non di pensiero, allora può sopportare qualsiasi sacrificio, anche quello che viene imposto oggi a noi ebrei dagli inglesi, cioè la rinuncia ad un nostro Stato, tutto ed esclusivamente ebraico.
Ma gli inglesi sanno governare e, se da una parte tolgono, dall’altra concedono. Spesso basta concedere ad un popolo la libertà di disapprovare, questo lo sanno molto bene gli inglesi. E poi non bisogna mai togliere né all’individuo, né al popolo la speranza che le sue aspirazioni saranno, in un lontano avvenire, soddisfatte.
Oggi si sta delineando il conflitto fra umanità e bestialità. Quindi, nessun rimpianto da parte mia, ma gioia perché ho potuto abbandonare in tempo la parte che ripudio e che all’occasione combatterò fino alla morte.
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Il viaggio
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