Paesi di emigrazione
KenyaData di partenza
1979Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Mariuccia Ragaù passa in rassegna le principali attività che svolge quotidianamente presso la missione africana in cui opera, in Kenya, nel 1979.
Agli amici del C.M.D.
Nguviu, 5 ottobre 1979
Carissimi tutti, siete presenti nel mio cammino. Certo che, amando la novità che mi fa essere nuova per ogni situazione, qua non arrivi a “far stagionare” proprio niente, perché vivi nell’imprevedibilità più assoluta. O vivi la novità degli eventi o questi ti tolgono serenità, sprint, gioie o entusiasmo. E poiché a me piace il “nuovo”, finalmente sono a mio agio.
La sola novità a cui faccio fatica ad adattarmi è la malattia di Piero. Senza in nostro “father in charge” (=parroco) ci sentiamo un po’ “orfanelle”. Sarà stata la troppa serenità a dargli il colpo di grazia? Vien da farsi l’esame di coscienza ma poi emerge la certezza che i disegni del Signore sono diversi dai nostri e che la “reciprocità” dello “star bene insieme” poteva essere donata per un cammino più profondo di responsabilità e d’impegno dei cristiani in missione; per una riflessione di fondo sulla parrocchia per Piero (questo lo penso io); per una necessità di preghiera comunitaria più intensa; per un’adesione più totale alla volontà di Dio.
Oggi, terminato il “clinic”, io e Maria prendiamo il “matatu”, andiamo a Nairobi e poi a Mombasa a trovar Piero. Pensate un po’ che dopo due soli giorni di assenza dalla missione ci ha scritto una lettera. Lui che scrive! Ritorneremo domenica ma vogliamo assicurarlo “che siamo insieme e che non ci sono problemi a Nguviu”. Siamo contenti che non sia venuto giù Giuseppe, non per non volerlo o perché sarebbero sorti problemi nel lavorare insieme, ma perché certamente non era il modo migliore di aiutare Piero … preferiva già così “essere morto”, immaginarsi non aver neanche l’incentivo per rimettersi a combattere.
“Comunque, Bepi, te spetemo sempre per genaio con gran piaser!”
Il “clinic” sta andando che è uno “sbrego”: ho quasi ogni volta il “tutto esaurito”, che significa 54, 55 bambini sui 58 iscritti per gruppo e non vi dico … e le lezioni poi … sto facendo dei poster didattici favolosi, “pupoli” a non finire e mi riescono anche bene … lezione collettiva poi in dispensario (se si tratta di un tema prettamente sanitario) sotto l’alta consulenza della “ndagitari in charge” (=dottore) Maria ed Elizabeth, tecnica di animazione di gruppo da parte mia e poi siamo pronte a ripetere le lezioni per sette volte: tanti sono i gruppi per il momento. Sì, perché quando dovevamo decidere dove aprire altri tre gruppi, avuto il permesso da Nairobi, è mancato il father. Io mi siedo tra le mamme e dò una mano solo se il gruppo non ingrana per il verso giusto. I più validi rapporti con le mamme riesco a stabilirli, seduta sul prato con loro, mentre aspettano il loro turno per ricevere la razione di riso, farina ed olio per integrare l’alimentazione dei bambini. Per il “maendaleo” continuo a Gatunduri, è l’unico gruppo ereditato da Marialia, con una strana fisionomia: 4 o 5 donne, sono arrivata ad una punta massima di 9, che ricamano e se la contano, spettegolando un po’. Vado spesso da sola, perché come vi ho detta prima, Agnese un po’ viene e un po’ no. Hanno richiesto che ne apriamo di nuovi a Nguviu, Kamviu e Karau, ma inizieremo solo dove accetteranno d’imparare a rammendare e tagliare “cose nuove da stracci vecchi”: Vedremo se riusciremo a convertirle.
Non vi ho ancora parlato della “mugunda” (= orto): è una meraviglia! grazie soprattutto ai semi che Graziella ha infilato nei medicinali, e il libro per coltivarli. Graziella, non temere, scriverò per te sola nuove e più stupende “Bucoliche” e “Georgiche”? Ho già trovato a Nairobi chi acquisterà l’eccedenza dei nostri prodotti. E poi abbiamo 2 maiali, 1 caprone, galline, 16 coniglietti, 7 cuccioli di due settimane da quella specie di cane che è Blizzina, 2 gatti e un altro cucciolo di cane pastore che invocano da me cibo a tutte le ore. Responsabili dell’Eden e di quasi tutta l’arca di Noè sono i due Joseph, ma il “vecchio”, l’altro mese, si prendeva tutti i giorni di riposo a suo piacere: una settimana, 2 giorni un’altra, poi 3, per il figlio che stava male, per il parente che doveva visitare all’ospedale… Mi ha promesso che farà il bravo e intanto mi fanno lavorare con loro e passo tante di quelle ore in orto, solo per ristabilire rapporti nuovi. Penso ne valga la pena. Poi ci sono gli eterni problemi con il cuoco Dionisio ed i sempre nuovi pasticci con Charity. Senza parlare delle scuole, della falegnameria, delle cappelle, del work-shop e … dei clienti di Maria. Ieri, per esempio, tra la fine del clinic, un boccone di pranzo, avevamo nel prato la moglie di Joseph con il più piccolo dei figli: Aloisio. Era già stato ricoverato all’ospedale di Embu per malnutrizione e, salvato in extremis, ripresentava gli stessi sintomi, più il morbillo ed una congiuntivite. Non si sapeva se rispedirlo un’altra volta in quell’obbrobrio di ospedale o se intervenire noi con un’azione d’assalto.
Il viaggio
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La risposta
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