Mestieri
commercianteLivello di scolarizzazione
frequenza elementarePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1912Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)All’arrivo a Bengasi Emanuele può contare sull’aiuto di una rete di assistenza fatta di familiari e paesani, già emigrati nella colonia libica italiana.
Siamo al giorno 4 sera, quando mi imbarco con destinazione Bengasi, dove arrivo giorno 6.
Là, trovo un mio zio di nome Emanuele Giudice, fratello di mia madre che mi aveva preceduto. Anche se non lo avevo avvisato, sono stato ben accolto lo stesso. Trovai pure diversi miei compaesani: la ditta formata dai fratelli Nicosia Pinnito e Giudice Angelo, che avevano un deposito di vino all’ingrosso. Quest’ultimo, in quel periodo, aveva la residenza ad Agira ed era fratello di mia madre ed era l’ultimo della serie e così ci davo del tu.
Trovai pure un’intera famiglia di Vittoria: i Purromuto, i fratelli e sorelle Vaccaro, il sig. Russo Antonino e tanti altri siciliani, molti da Siracusa. C’erano anche tanti italiani delle diverse regioni che facevano svariati lavori, dato che essendo la Cirenaica una nuova colonia conquistata di recente, ognuno ci andava per trovare nuova fortuna e in breve tempo la città si popolò.
Ricordo che nei primi giorni, io abitavo con mio zio, e lo aiutavo nel fare la spesa, e a cuocerla a mezzogiorno.
In quel periodo si mangiava spesso castrato giovane, cucinato in brodo e dato che io non ero abituato al troppo caldo che faceva, bisognava mangiare quasi semivestito, con l’asciugamani o la tovaglia tenuta sopra la spalla per essere sempre pronta per asciugare il sudore. Nello stesso tempo, cominciai a cercare lavoro che mi fu offerto da un certo Romagnoli, forse toscano. Una gentile persona che possedeva carrozzelle da nolo che facevano servizio di piazza.
Ne ebbi affidata una con un bel cavallo.
Il mestiere di cocchiere era a quel tempo abbastanza redditizio, e iniziarlo dovevano essere già pratici.
Io, quantunque non pratico del mestiere, me la cavavo bene, con la buona volontà, e per dimostrare che ero capace di fare qualunque mestiere. Impratichitomi del mestiere, scrissi subito a mio padre per farmi comprare una carrozza con i finimenti. Mio padre la comprò a Ragusa da un certo Malfa, cocchiere di professione e col tempo necessario, questa arrivò a Bengasi.
Così, io smisi di lavorare per conto terzi e mi misi a lavorare per conto proprio.
Comprai un bel cavallo militare riformato alto e robusto che però risultò di poca volontà nel nuovo lavoro, che doveva fare, e così, dopo averlo provato e riprovato senza risultato, lo vendetti e ne comprai un’altro, di manto sauro, statura piuttosto piccola e di razza beduina. Me lo vendettero i miei paesani Porromuto, che anche loro avevano diverse carrozze, con diversi garzoni.
Il viaggio
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