Mestieri
operaioLivello di scolarizzazione
licenza scuola media inferiorePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1935Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Fiumi infestati da coccodrilli e uso di armi chimiche per stanare e uccidere i nemici. È la guerra scatenata dall’Italia fascista contro l’Etiopia tra il 1935 e il 1936, raccontata dal soldato Sergio Botta.
Per tutta la giornata siamo in sosta e quasi tutti ne approfittiamo per levarci un po’ di ruggine in quelle acque giallastre con l’assoluto divieto di balneare sul fiume dove incombe la pericolosa presenza di affamati coccodrilli che, mimetizzali nell’acqua torbida rischi di trovarteli addosso quando può essere già troppo tardi. Infatti, a detta dei pontieri, un inconsapevole soldato dell’autocentro si è visto scomparire sott’acqua trascinato e sicuramente stritolato dalle fauci di uno di questi voraci alligatori. Ci hanno pure fatto vedere le reti ancora distese a monte e a valle del ponte; reti tese per la sicurezza dei soldati durante la fase del montaggio e con sempre due sentinelle di guardia sulle rive prospicienti… Per impiegare il tempo della sosta, in tre compagni ci siamo spinti su per il corso del fiume a curiosare dentro in alcune delle numerose caverne della riva sinistra, scavate nel lento trascorrere dei secoli, dalle acque del fiume in piena. Qui da poco tempo, stavano arroccati migliaia di abissini appostati in agguato e pronti a dare battaglia e controbattere i nostri soldati appena a tiro; sentendosi estremamente al sicuro per la posizione inattaccabile e pure tanto forti per il possesso di armi modernissime, con le famose pallottole dum dum che scoppiano e dilaniano quando centrano il bersaglio. Ed il tutto sommato di sicura provenienza da nazioni sanzioniste, confermate dalla nostra odierna esplorazione dove ancora abbiamo recuperato residui di involucri per pallottole con scritta la nazionalità di provenienza. E per tanta dovizia di queste buone armi, forse le più sofisticate e mai adoperate su altri fronti, è successo che al nostro primo attacco dopo intense sparatorie, i nostri reparti dovettero pure desistere e retrocedere. Quelle difese naturali favorivano sortite in massa contro i nostri soldati allo scoperto, per poi rifugiarsi al sicuro appena si sentivano incalzati. Per non più subire inutili perdite, il Comando avrebbe così deciso di trincerarsi più indietro in posizioni più sicure; attendendo migliori eventi!. Più avanti, a guerra terminata, ebbi l’occasione di incontrarmi con due ex soldati etiopici che fecero parte di questa operazione bellica e da un loro confabulo fattomi intendere più a gesti che a parole, c’è da trarne e credere la veridicità di un oscuro avvenimento sempre taciuto dai nostri Comandi. Con le braccia rivolte al cielo, imitando il rumore dei motori… rurù… rurù… rullano… e poi abbassandole a mezzaria, con le mani facevano gesti come il cadere di cose leggere, forse volendo esprimere nebbiose… e poi, piano piano portandosi le mani a coprirsi il viso, sdraiarsi in terra e fingersi morti. questi segni spontanei, denunciavano apertamente senza altre testimonianze, l’indiscriminato uso per via aerea, di alcune sbruffate di sostanze tossiche…
Il viaggio
Mestieri
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