Colonia trentina in Cile

L’organizzazione con la quale dovevamo collaborare in Cile era la “Caja de Colonizacion”, un ente governativo che aveva come obiettivo il trasferimento di famiglie contadine in determinate località per incrementarne la produttività agricola. Durante i primi mesi della nostra permanenza in Cile, gli sforzi della missione furono diretti alla zona vicina a La Serena nel nord del paese. La Caja aveva già bonificato una fascia costiera dividendola in numerosi poderi. Ciascuno di essi era stato dotato di una casa colonica, alcune tettoie ricovero e un sistema irriguo. Mancavano i piani culturali, le macchine, gli attrezzi, gli animali e le scorte vive parentesi sementi, fertilizzanti, antiparassitari etc). Era compito della nostra missione di assistere in questo 70 famiglie in arrivo dal Trentino. Fu un’esperienza indimenticabile incontrare i coloni quando misero piede in un paese tanto lontano e diverso. Dopo un lungo viaggio in mare, e si incontravano una nuova terra, una nuova lingua ed un modo di vivere tutto diverso. La lingua italiana, parlate dei membri della missione, era l’unica cosa che si riconosceva nel apprezzavano. Era un legame tenue ma ancora abbastanza forte da poterli collegare ai loro posti natii, alle splendide valli, alle montagne grandiose e dalla loro millenaria cultura. Non era certamente facile trapiantare tante persone, tutte differenti e tutte in una volta. Fu la prima lezione che impariamo, quasi subito. Poi avviene il processo selettivo. Poco alla volta, gli uomini e le donne più forti ed intraprendenti cominciarono a piantare, seminari, coltivare, pulire, se stare, e migliorare. Si insediarono bene nel nuovo ambiente e non tardarono a guadagnarsi una discreta posizione economica. I più deboli, Invece, insoddisfatti del nuovo ambiente, incerti sul da fare, nostalgici per quanto avevano lasciato indietro, ripreso la via del ritorno. Delusi, scontenti e lamentandosi di tutto: come sempre succede.