Mestieri
sacerdoteLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
PoloniaData di partenza
1944Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Un anonimo cappellano militare italiano, recluso con altri prigionieri nel campo di concentramento nazista di Poznan nel 1944, tiene un diario quotidiano nel quale racconta i suoi stati d’animo e quelli dei detenuti connazionali.
PASQUA
9 aprile 1944. -Mi sono svegliato presto perchè i soldati mi attendono per confessarsi. È una bella giornata ma non vi è nulla nell’aria che mi possa dire che oggi è Pasqua. Non il lieto squillare delle campane, che in questa festa parevano più gaie… e come sento questa mancanza, mi pare una poesia senza metro e senza rima. Ma questo silenzio dei bronzi mi insegna tante cose… Penso che tante campane non suonano più anche in Italia, forse sono sepolte nelle macerie, forse sono già fuse nel calibro di un cannone. Alle otto e mezza, una messa solenne a due v.p. con orchestra. Celebra un sacerdote francese, io dico due parole all’Off. e leggo una preghiera. alla Com. composta per la circostanza: molte lacrime, comunioni e, spero, buoni propositi. I soldati mi hanno assicurato che questa Pasqua non la dimenticheranno. Al campo sportivo giocano i nostri contro i francesi, e si fanno onore: 4 a 2. Biscotti contro rape, non si può pretendere di più!
Più tardi, una rivista abbastanza varia e interessante, l’orchestra promette bene! Così Pasqua è passata. Ci siamo distratti abbastanza, ma tornano le nostalgie in quelle poche ore vuote. Se fossimo a casa… Ma il pianto deve aprire e chiudere le feste più belle.
10 aprile 1944. Lunedì dell’Angelo. Un altro giorno di ricordi. Non si la vora e il tempo è tiranno. La giornata è bella, e si può girare e parlare lungo il viale e tra le baracche. Di che cosa si parla? Quand’ero a casa… che belle gite, che bei ricordi… Quante ore di gioia che allora non si apprezzavano e qui si rimpiangono amaramente. Nel pomeriggio, ancora al campo sportivo. Sono diventato tifoso e pesto i piedi e grido senza volere e applaudo con entusiasmo… Anche oggi siamo vincitori. Piccole cose che servono un poco a farci dimenticare.
11 aprile 1944. A mezzogiorno suona l’allarme aereo. Vediamo serrate formazioni di nemici sopra le nostre teste, però passano oltre. Li vediamo scaricare sopra Stettino, penso alle tante vittime della perfidia umana… Poi avanzano e passano anch’esse sopra di noi poderose formazioni di fortezze volanti: vanno verso Est. La caccia tedesca dà una buona lezione; e qualcuno resta in Germania, come noi.
14 aprile 1944. Passo la mia vita in baracca, ho sempre in visita il cap. Bianchi, che si lamenta di non sapersi rassegnare. Non à facile distoglierlo da questi pensieri, dato che le possibilità di svago ci mancano completamente. E’ facile, anzi, cadere con lui nel suo stato d’animo pericoloso, visto che tutti abbiamo le sue stesse preoccupazioni. E debbo confessare che qualcosa resta anche nel mio animo: una tristezza indefinita, vaghi pensieri di liberazione, un’attesa insopportabile resa ancor più pesante nelle ore nostalgiche della sera, degli infuocati tramonti nordici a cui si sorride; ma velato, nel sorriso, c’è il pianto. Rimane però, sempre, la speranza di leggere, nel sole nascente di domattina, una parola: liberazione.
Il viaggio
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