Mestieri
bracciante, garzone, muratoreLivello di scolarizzazione
terza elementarePaesi di emigrazione
Francia, Gran Bretagna, Guyana FranceseData di partenza
1896Data di ritorno
1907Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Tonelli vive da qualche anno in Francia, non lontano da Marsiglia. Gira vari cantieri, dove lavora come manovale. Il lavoro è faticoso e la paga frustrante, e spesso, a fine giornata, si rifugia nell’alcol. Una sera, per motivi futili, scoppia una lite tra lui e un altro emigrato italiano: Orlando, fuori di sé, si procura una doppietta («per spaventarlo» - così dice), ma il colpo esploso sarà fatale all’altro. Arrestato dalla gendarmeria e sottoposto a un processo sbrigativo è condannato a venticinque anni di lavori forzati, da scontare presso il bagno penale della famigerata Isola del Diavolo, nella Guyana francese.
Una bella mattina del 4 gennaio 1906 mentre si eravamo tutti legati al nostro lavoro, si sentiamo chiamare tutti con un filo di voce (non più con segni della mano) squadre per squadre a basso, invitati a collocarsi nel grande locale dove si passava il tempo dominicale (cioè i giorni festivi) e dove si mangiava quel misero cibo carcerato. Noi tutti si guardano in volto e benché ancora non ci fu dato la parola con i nostri sguardi fissi l’un l’altro si domandavamo… Che sia festa? Avranno qualche comunicazione da farci? O siamo giunti alla partenza?
Ed infatti che fumo tutti 477, vidi che a 40 per volta li fecero sortire di nuovo e poi dimproviso si vide entrare i guardiani a noi sconosciuti colla pelle piuttosto cotta dal sole, poi un altro e via di seguito i quali con voce sonora ci dissero che sono venuti a prenderci per portarci alla Guyana nostra destinazione penitenziaria. Poi cominciammo a volere qualche spiegazione, ed allora si comincia dopo sei mesi di silenzio perpetuo a riprendere la parola tanto desiderata. Quindi un nuvolio di voci sin’alzava, chi a chiamare l’amico, chi la guardia, chi salutava i vicini e chi si ripeteva il gran viaggio che si doveva percorere.
Finalmente vense anche il mio turno, dove mi portavano in un gran corridoio e ivi ci diedero l’alt. A sei sette per volta ci facevano spoliare completamente nudi e introdotti in una stanza calda composta di tavoli registri ed una commissione francese. Il primo che incontrai era la procura generale francese col giudice, il quale mi domandava si avevo nessun segreti riguardante la causa, nel mio soggiorno in Francia indi in Europa, poiché non ritorni più in questa Europa. Risposi… No… Allora passa il professore in medicina il quale doveva giudicare se ero abile al viaggio, visto mi disse… Abile. Allora mi diressero a sinistra dove mi fecero vestire con panni d’inverno nuovi, scarpe nuove, insomma tutto nuovo, dandoci poi il zaino con ricambio di panni d’estate con camicie e scarpe nuove ecc. tutta politica del governatore della Guyana (Cayenna) per far vedere al governo francese che dove ci afida siamo trattati bene.
Il 5 gennaio ci svegliamo col fioccar della neve. Ma non per questo s’arestava il nostro viaggio, che alle ore 7 l’uno dietro l’altro tutti commossi, ci fecero imbarcare su dei barconi indi ci trascinavano a circa un chilometro dove un grosso vapore con quei fuochi accesi e le ancore levate stava aspettando con impazienza la sua preda di malviventi (così dice la giustizia), stava aspettando poveri padri di famiglia, poveri figli, povere madri strappandoli dei suoi più cari congiunti famigliari e portandoli lungi lungi nell’ignoto per sempre!! Vi potete immaginare o lettori dando l’ultimo sguardo a la terra d’Europa quale sia il dolore di un figlio che tanto amavo mia madre ancora vivente e che a braccia tese mi chiamava ad alta voce avendo il destino rapito anche il mio povero padre di recente. Ma io ero sordo; io non rispondevo a quelle lacrime strazianti di mia madre tanto pietosa, la lontananza, l’abisso universale mi separava per sempre?…
Senza compassione alcuna dal barcone ci pinsero con atti bruciali su per la scaleta di questo bastimento, facendoci poi scendere subito nell’interno dove entrai in un locale fornito di amacche appesa e d’una cancellata di sbarre di ferro, divisa da un cancello per entrata e guardato da una sbirro della colonia. A poco a poco i miei compagni di sventura entarono tutti, ed allora vidi che gli arabi e qualche negri, mulati, gli misero di visi da noi per mezzo d’una cancellata. Intanto i nostri cuori provavano lultimo colpo acuto di passione, sentendo quel mostro che ci rapiva dalla bell’Europa, si mosse, e dopo un corto fischio si mise in gran rotta Lageria, e noi si salutava collo sguardo dal finestrino di cristallo grosso, la bella neve cadente.
Il viaggio
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