Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
NicaraguaData di partenza
1990Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Cesare Ciacci è in Nicaragua nel 1990 e cerca di adattarsi alla vita e ai problemi del luogo.
Marzo, da mercoledì 21: comincio a conoscere i luoghi del lavoro
In un mondo semplice anche la vita è semplice, e la luce del sole scandisce per molte persone ritmi, abitudini, inizio e fine della giornata lavorativa.
Di questo ne avevano fatto tesoro tutti coloro che dalle 6 circa di mattina, venivano a bussare alla porta, nel nostro caso al cancello, per cercare di fare il primo affare della giornata. Imparai presto a riconoscere chi vendeva frutta, pesce, pane, chi si offriva di tagliare l’erba, chi di fare riparazioni e chi di affumicarti la casa.
Quella fu la sorpresa della mattina, c’era fra tutti quegli improvvisati prestatori d’opera, anche chi voleva affumicare. Ma Giovanni, quando glielo dissi ridendo, stigmatizzò la mia ingenuità. Anzi, fra tutti coloro che quella mattina erano passati, senz’altro l’affumicatore era il più utile che potessimo ingaggiare. La pulizia, ma soprattutto l’igiene di una casa a piano terra, come era la nostra, a latitudine tropicale e circondata da un esercito di galli e da chi sa quante altre presenze meno appariscenti, dipendeva in gran parte dalla serietà e capacità dell’affumicatore.
In pratica l’affumicatura era una sorta di disinfestazione naturale che aveva lo scopo di eliminare parassiti, moscerini, formiche, lucertole di vario genere, topi e soprattutto le onnipresenti cucarache.
Giovanni mi consigliò di farlo fare almeno ogni sei mesi se volevo mantenere l’equilibrio che avevo trovato tra uomini e animali.
Questo fu il primo argomento durante la colazione, in cui facemmo il piano della giornata.
C’era poco più di una settimana di tempo perché potessi imparare, o almeno conoscere, i vari ruoli che il mio lavoro avrebbe comportato. Maria e Marco avevano già il volo prenotato per il lunedì successivo e Giovanni dopo tre settimane, ma anche lui se ne sarebbe andato la settimana successiva poiché prima di tornare in Italia doveva passare a San Miguelito, sul lago Nicaragua, dove avrebbe aiutato i compagni di Sesto nei lavori della rete telefonica.
Quella mattina il mio primo impegno sarebbe stato conoscere e prendere accordi con Raoul, un nicaraguense, ma poi seppi da lui stesso essere originario dell’Honduras, che aveva già collaborato con l’Associazione.
Raoul, nonostante gli oltre trenta anni che non dimostrava, già capitano dell’Eps (Esercito Popolare Sandinista, Ndr), era ora studente universitario di ingegneria. Aveva diretto per anni, dopo l’uscita dall’esercito, la segheria di San Miguelito, attivata da un progetto comune italiano e tedesco. Questa però ultimamente aveva dovuto arrendersi, sospendendo la propria attività per gli enormi costi che il mantenimento dei macchinari ormai obsoleti, richiedeva.
Raoul si era pertanto trasferito a Managua per completare gli studi che la guerra gli aveva fatto interrompere. L’Associazione era disposta ad ingaggiarlo come mio collaboratore a tempo parziale. Ci saremmo dovuti accordare sul compenso, sulle ore necessarie e soprattutto di cosa si sarebbe dovuto occupare.
Io fui contento di questa idea di Luisa che mi permetteva di avere un aiuto in quell’universo ancora sconosciuto che era la rete dei rapporti dell’Ufficio di rappresentante.
Raoul arrivò che ancora stavamo facendo colazione e naturalmente si unì a noi. A differenza nostra però, che con il caffè mangiavamo un classico pane e marmellata, cucinandoselo da solo si preparò il più celebre dei piatti nicaraguensi: il gallo pinto.
Questo è un piatto che normalmente si prepara con gli avanzi del giorno prima, ecco perché si usa molto a colazione, dove, agli ingredienti tipici della cucina locale, riso e fagioli, si aggiungono pezzetti di lardo, cipolla e peperoncino facendo soffriggere il tutto in abbondante olio di cotone. Paese che vai colazioni che trovi.
L’accordo con Raoul fu presto raggiunto; gli affidai principalmente un compito di segreteria durante la mattina.
Quello era il momento in cui sarei dovuto andare nei vari uffici, a seguire e sollecitare pratiche inerenti i progetti che sostenevamo o con cui collaboravamo, a chiedere visti per l’Italia e residenze per il Nicaragua o a farmi tramite per le più svariate esigenze. Rimanendo a casa Raoul avrebbe coperto le richieste di tutti quelli che ci cercavano, annunciati o meno, prendendo appuntamenti ed anche, se ce ne fosse stato bisogno, mandando a quel paese.
Il viaggio
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