Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
UngheriaPeriodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dopo un lungo assedio, nel febbraio del 1945 l’Armata Rossa sovietica entra a Budapest e scaccia gli occupanti nazisti. Ma quello che avviene dopo è per molti aspetti peggiore. Fiorenza, poco più che bambina, ricorda le violenze di cui è stata testimone.
I russi stavano avvicinandosi e la notte di Natale del 1944 cominciò l’assedio che durò fino alla fine di gennaio. Noi che stavamo a Pest fummo liberati prima dai russi, perché i tedeschi si rifugiarono a Buda facendo saltare tutti i ponti sul Danubio. Mia cugina Hedi, da cui stavo, era andata in clinica insieme al marito Robi per partorire e restò bloccata là per l’assedio. Io rimasi con suo padre e la governante ebrea che era riuscita a salvarsi malgrado le denunce. Tutto il palazzo si sistemò in cantina, un lungo scantinato trasformato in rifugio antiaereo dove furono messe delle reti una accanto all’altra e in ogni letto dormivamo in tre, io con la governante e mio zio ai piedi del letto. Da mangiare Ara ben poco, una volta all’inizio dell’assedio uscii per fare la fila per prendere un po’ di pane, ma gli aerei scesero a bassa quota e ci mitragliarono. Non uscii più. Il palazzo rimase in piedi, senza vetri alle finestre rotti dagli spostamenti d’aria, malgrado le 5 bombe e le 20 cannonate che ricevette. Per fortuna le bombe non erano incendiarie, come invece era capitato a mia madre. Non c’era acqua in cantina e quando salivamo su per prenderne un po’ per bere o per lavarci, c’erano le cannonate, una volta lo spostamento dell’aria mi sbatté contro un muro. Dovemmo rinunciare a salire e così eravamo tutti pieni di pidocchi e pulci. Finalmente il 16 gennaio arrivarono i primi russi. Eravamo felici di essere finalmente liberati. Essi decisero di mettere il loro comando nella cantina-rifugio attigua alla nostra facendola sgombrare da quelli che c’erano. Non ci importava di dover stare ancora più stretti. Anzi la sera si improvvisò un concerto per loro. Qualcuno suonava il violino, altri la fisarmonica, c’è chi cantò e una giovane signora che sapeva il russo ci faceva da interprete. Non l’avesse mai fatto! La notte ad un certo punto venne un soldato russo per dire che il colonnello aveva bisogno dell’interprete. Poveretta non sapeva cosa l’aspettasse, la violentarono tutta la notte. Tornò stravolta all’alba. Era solo l’inizio. Noi ignoravamo che era stato dato permesso ai soldati di rubare e violentare le donne per quattro giorni come premio della lotta che avevano sostenuto per prendere Budapest. I quattro giorni furono molti di più. Infatti il giorno dopo cominciarono le razzie e durarono a lungo. I russi continuavano a venire, ci contavano e ci dicevano di dare tanti orologi quanti eravamo. La prima volta non fu un problema il davaj chas (date gli orologi), ma poi altri soldati venivano sempre con la stessa richiesta e presto i nostri orologi erano finiti. Una povera ragazza sedicenne, era andata al pianterreno per lavarsi un po’, in pieno giorno col fratellino dodicenne e fu presa dai russi malgrado che il fratellino cercasse di difenderla. Lui fu tramortito dalle botte e lei violentata non si sa da quanti soldati. Poverina impazzì, piangeva giorno e notte terrorizzata. Né i genitori né nessuno di noi riuscì a tranquillizarla.
Il viaggio
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