Mestieri
traduttriceLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
IndiaData di partenza
2007Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Temi
viaggioTemi
viaggioBrigitte si sofferma a raccontare la storia di Dileep, il tuttofare che li sta guidando nel corso del soggiorno in India.
Finito il pasto, e tolte le ghirlande di fiori che pesano e macchiano tantissimo i vestiti, abbiamo preso un tè e siamo partiti dal fotografo: una botteghetta minuscola, come tutti gli altri negozi, con 2 computer: Abbiamo atteso mentre Dileep e il fotografo esaminavano le foto, ritoccavano l’inquadratura, gli occhi rossi ecc.. Hanno fatto due CD di cui uno per noi. Dileep che fa sempre 1000 cose insieme stava anche scrivendo un articolo. Un altro dei servi aspettava fuori, poi è corso a digitare l’articolo e a spedirlo ai 7 giornali locali per la pubblicazione. Il tutto con continue interruzioni da gente che viene parlare con Dileep, con il suo cellulare che suona in continuazione… Finito questo, siamo andati a cambiare soldi: avevamo solo euro e finora ha sempre pagato lui per noi. Non in una banca! Ma in un piccolissimo negozio che vende di tutto: dai prodotti di bellezza alle valigie e che fa anche ufficio cambio. In un angolo del negozio c’era un sacerdote buddista, tutto vestito di bianco e rosso, con un minuscolo altare ricavato in mezzo alla merce esposta, circa 20 cm2 di scaffale. Cantava litanie e faceva gesti rituali con acqua e incenso. Il proprietario del negozio ha poi abbandonato il suo cliente ed è andato anche lui vicino all’altarino a fare gesti rituali, poi ha pagato il sacerdote che andava in un altro posto a proseguire i suoi riti. Comunque, amara constatazione in quel negozio dove dovrebbe esserci di tutto, niente carta igienica, niente spugna, niente detergente! Mi ha proposto del Dove doccia o dello shampoo ma per lavare il bagno, vorrei qualcosa di più efficace! Tornati all’orfanotrofio, Dileep e uno dei servi si sono cambiati, e al posto dei pantaloni avevano una specie di gonna lunga fino ai piedi. Molti uomini la indossano per strada e per camminare meglio, la ripiegano in due e l’annodano in vita. E’ molto divertente vedere per strada gli uomini che si tirano su la gonna con due gesti! Finalmente abbiamo avuto un po’ di tempo, seduti in ufficio, per parlare. Mi sono fatta raccontare l’inizio del Penne Orphanage, e il passaggio dal mondo del cinema alla missione. Il suo ultimo film, il sessantesimo, trattava una storia in cui il protagonista sognava di sposare una dea indù. Il film è stato stroncato dalla critica per questa scena e il governo ha messo Dileep al bando per “sacrilegio” della fede indù. Per due anni ha tentato di girare altri film. Invano. Nessun produttore era più disposto a pagare. Tutti lo avevano abbandonato. Alienandosi gli indù, era diventato un paria, nonostante gli studi, la famiglia nota, i soldi, la posizione sociale… Allora ha cominciato ad interessarsi dei paria, e dei più paria fra i paria, ora che condivideva la loro condizione: i lebbrosi. Presso di loro, è stato accettato ed apprezzato per quello che era, come persona, e non come il regista famoso nel mondo del cinema dove la sua posizione gli aveva procurato molte amicizie svanite appena era caduto in disgrazia. I lebbrosi pregavano sempre per lui, e così il Signore ha toccato il suo cuore e si è convertito ad un cristianesimo di fatto e non solo nominale. Così nel 2000, ha deciso di investire tutti i suoi risparmi per fondare sia l’orfanotrofio che la fondazione SAHITHI che attribuisce il premio che riceveremo domani. Ci ha fatto vedere tutti i documenti ufficiali dell’orfanotrofio, tutte le autorizzazioni, ecc… Questi documenti sono obbligatori, ma non danno diritto ad alcun contributo dallo stato: è un orfanotrofio cristiano! Si regge sugli aiuti esterni . Alle 19 l’ho supplicato di riportarci in albergo, ero esaurita dopo più di 30 ore senza sonno. Dileep aveva altre 4 ore di lavoro tra organizzazione e decorazione dell’Auditorium per domani. Ho rifiutato la presenza di Chandra: avrebbe passato la notte alla porta della nostra camera, pronto a rispondere ad ogni nostro desiderio. Ho detto che non saremmo mai usciti dalla camera, né avremmo risposto a nessuno che avesse bussato alla porta eccetto a lui, preceduto da un sms. Allora, tranquillo, ci ha riportati in albergo e verrà a prelevarci domattina alle 11 per la premiazione. Sergio ha risistemato la macchina fotografica che faceva le bizze, ma domani non potremo documentare la cerimonia, saremo i festeggiati! Comunque il fotografo ci farà un DVD. Grazie a Dio per tutto questo! Leggiamo la Bibbia e preghiamo, Sergio ed io. Spero che lo potremo fare assieme ai bambini e Dileep prossimamente. Stasera abbiamo assistito, prima di partire, al loro momento di raccoglimento, con Anusha che guidava la lettura e la meditazione. Era così commovente anche se non capivamo niente. Prima della nostra partenza dall’orfanotrofio, alcuni bambini più temerari sono venuti a toccarci. Una delle bambine più grandi, occhialuta mi ricorda com’ero a 13-14 anni! Viene volentieri vicino a me, è l’intellettuale, parla un po’ l’inglese. Un altro bambino è straordinariamente socievole. La piccolina che era venuta in braccio a cantarci un cantico è molto più intimidita ora, mentre Atiu prende confidenza. Devo imparare i nomi di tutti neí prossimi giorni. Non sarà molto facile!
Il viaggio
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