Mestieri
studenteLivello di scolarizzazione
licenza media inferiorePaesi di emigrazione
LibiaPeriodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Agatina ricorda le diverse tipologie di discriminazioni che attraversavano la società libica negli anni Quaranta, dove viveva ancora bambina. Quelle che la allontanavano dalle coetanee arabe, spesso costrette a diventare donne e madri già in tenera età, e a uscire dal percorso di giochi e istruzione intrapreso con le sue coetanee. Ma anche le discriminazioni che attraversavano la società coloniale italiane, dove le bambine figlie di esponenti delle gerarchie politiche o militari venivano trattate con riguardo, a scuola e negli altri contesti sociali, a dispetto di quello che accadeva alle figlie di semplici emigrati. Come Agatina.
Intanto io crescevo in un mondo di emozioni che non riuscivo a controllare. I matrimoni arabi erano per me riti assurdi, Mi affacciavo, curiosando in quel mondo fatto di danze di sole donne, di musiche a nenia, di urla; tutto ciò si chiamava fantasia, E infine ricordo qualche amichetta araba che non appena si presentava il ciclo mestruale, non la vedevo più ed io che la cercavo affannosamente poi la ritrovavo: J. a 11-12 anni, chiusa nella sua casa, insieme al suo giovane marito, mentre mi faceva capire, non parlando bene l’italiano, perché io (toccandomi la pancia) “Non avere bambino come suo” che stava per nascere. Purtroppo non riuscivo a comprendere, anche io adolescente di appena 11 anni (anche se già sviluppata, dato il clima piuttosto caldo) cosa significasse non giocare più, chiudersi in casa per restare con uomo. Le nostre mamme non ci spiegavano nulla per pudore. In quei periodo ero un po’ depressa, mi sembrava di stare tanto male. La mia mente era confusa. Mi consolavo leggendo qualche libro di Giulio Verne, “l’Avventuroso”, con quella coppia ideale che era Gordon e Dale; “Mandrache”, l’uomo del mistero. Alla scuola elementare ero timorosa, in particolare quando la maestra non mi era simpatica e mi metteva all’ultimo banco; ero piuttosto piccola e rotondetta: “Perché spesso mi mettevano all’ultimo banco?” mi chiedevo. Più tardi capii quando la mia mente cominciò a maturare. Le figlie degli Ufficiali, anche s più alte di me, erano sempre ai primi banchi, mentre le figlie degli operai le mettevano dietro, agli ultimi banchi. Se facevo amicizia con qualche ragazzetta di condizioni migliori delle mie, mi accorgevo che prima o poi si sarebbe allontanata da me. Mentre il libro «Cuore» mi esaltava di generosità e di bontà, una mia cugina, anche lei bionda come mio padre, mi portava qualche volta in palestra “all’Alza Bandiera” dove cantavamo “Siamo le piccole italiane, siamo le spose (o donne) di domani» e “Giovinezza”.
Il viaggio
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