Mestieri
impiegataLivello di scolarizzazione
licenza scuola media inferiorePaesi di emigrazione
Inghilterra. GermaniaData di partenza
3.1961Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Nell’agosto del 1961 comincia a essere eretto il muro che dividerà il settore occidentale di Berlino da quello orientale per 28 anni. Laura Nassi è già stata una volta a Berlino Est, traendone vaghe sensazioni di sconforto.
Dopo la costruzione del muro, sono tornata una sola volta a Berlino Est per andare al Teatro dell’Opera a vedere Tristano e Isotta. In quell’occasione notai che gli spettatori presenti avevano un atteggiamento inconsueto rispetto agli altri teatri d’opera della mia parte. Erano così rigidi e ben composti: non c’erano fra loro scambi di parole neanche durante gli intervalli, circa lo spettacolo; ciò mi sembrò non dipendere solo da quel clima tipicamente tedesco, mancante di quella piacevolezza e spensieratezza che di solito si respira in un teatro d’opera, soprattutto in quelli italiani. Mi sembrò, dati anche gli ultimi drammatici avvenimenti, che il teatro fosse stato riempito per ordine delle autorità. Ma forse ero anche suggestionata dal fatto di aver trovato un mondo diverso da quello immaginato e forse, la delusione, mi faceva vedere tutto più in negativo. […]
Durante tutto quel periodo della mia permanenza a Berlino, nessuno parlò mai dell’alleanza fra l’Italia fascista e la Germania nazista, ed il legame fra Mussolini e Hitler, o del Patto d’Acciaio; di essere stati al fianco della Nazione Tedesca nella Seconda Guerra Mondiale e poi di averla tradita […].
Il nazismo non fu mai un argomento di conversazione. Anche il dramma ebraico e quello che gli ebrei avevano subito, non fu mai menzionato. Nelle poche occasioni in cui fu accennato al recente passato della Germania, a quando dicevano, nessuno di loro era a conoscenza della deportazione degli ebrei, degli zingari nei campi di sterminio: cosa questa impossibile almeno per molti, come quelli che vivevano lungo le ferrovie dove passavano i treni della morte, o dove c’erano i campi di sterminio. […]
Un’altra cosa che mi capitò di sentire da alcune persone fu di affermare che Hitler qualche cosa di buono aveva fatto, ed era l’autostrada. Ma questo non veniva detto con la volontà di discolpare o di attenuare le colpe del popolo tedesco che era stato complice silenzioso di crimini mostruosi impossibili da raccontare senza provare un’agghiacciante e profonda incredulità.
A Berlino non ho conosciuto italiani, così le mie amiche erano tutte autoctone […]. Un giorno una ragazza m’invitò a prendere il tè a casa sua. Oltre a lei, c’erano i suoi genitori ed altri giovani invitati. […] I suoi genitori, due professori, raccontarono le difficoltà che avevano dovuto affrontare dopo la guerra per trovare qualcosa per mangiare quando c’era scarsità pure di radici di campo. Gli unici ceti che riuscirono un po’ meglio ad affrontare la fame, furono i contadini che potevano far crescere patate, rape ecc., mentre loro, che sapevano solo insegnare, non furono in quel duro periodo di nessuna utilità.
Il viaggio
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