Paesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1935Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
colonialismoTemi
colonialismoLa guerra d’Etiopia si è da poco conclusa. Nel giugno del 1936 Adriano Pedemonte, come altri migliaia di italiani che hanno combattuto, partecipa all’occupazione del territorio africano.
Vinta la battaglia del lago Ascianghi e scomparso l’esercito etiopico cominciammo ad avanzare lungo la famosa strada imperiale che collegava la zona con Addis Abeba. Durante questo trasferimento io, come al solito, scortavo la cassa del Quartier Generale sistemata su un muletto. Ero accompagnato da tre ascari. Nella notte, sempre in viaggio, il basto si allentò e la cassaforte scivolò sotto la pancia del muletto. Ci fermammo per sistemarla ed intanto tutto il personale proseguiva a velocità sostenuta. Eseguita la sistemazione della cassa, proseguimmo; ma pur camminando velocemente, non riuscivamo a raggiungere il nostro reparto. E’ da tener presente che la strada imperiale era di terra battuta ed era quasi un tunnel, perché ai due lati v’erano dei grandi alberi che praticamente la coprivano. Le imboscate erano frequenti, io e gli ascari avevamo paura. Intanto cominciai a scendere dal mulo, ed ero incerto se proseguire o fermarmi in attesa del giorno, tanto più che non sapevo se il Comando proseguisse per quella strada oppure se avesse cambiato direzione. Infine decisi di proseguire perché i due muletti camminavano velocemente, senza essere da noi sollecitati; e quando i muletti tengono tale comportamento, vuol dire che sentono che i loro compagni sono avanti e abbastanza vicini. Infatti, dopo cinque ore di tribolazione, raggiungemmo il reparto. La camminata sulla strada imperiale è stata buona anche perché avevamo compreso che la guerra era finita. A Dessié ci fermammo e ci sistemammo assai comodamente in tende supplementari. Appena entrati in città (per modo di dire) trovammo due case in muratura di famiglie greche e, più sopra, sulle alture circostanti, l’abitazione del figlio del Negus, abbastanza grande, ma costruita in lamiera. Appena arrivato, mi trovai le gambe coperte totalmente di pulci; erano però piccole e non mordevano, ad eccezione di qualcuna più grande le cui morsicature si facevano sentir bene. A proposito di pulci dovetti constatare che si tratta di bestiole intelligenti. Infatti alla sera, appena mi mettevo in branda tre o quattro pulci mi assalivano; allora, prima di coricarmi, controllai gli abiti e non vidi niente; infine guardai nella piega laterale del lenzuolo e constatai che le mie clienti erano in attesa e le allontanai. Per alcune sere quietai, facendo una minuziosa ispezione prima di coricarmi. Dopo qualche giorno ricominciò per molte sere la solita musica, delle morsicature robuste; non sapevo più dove verificare per scovarle. Fortunatamente una sera mi cadde in terra la candela e non si spense; mi sporsi dalla branda per ritirarla e mi cadde l’occhio sotto il telo che teneva il materassino. Cosa vedo? Le quattro o cinque pulci che aspettavano il momento buono per entrare sotto le lenzuola. Tentai di ammazzarle, non so se ci riuscii, però le pulci nel mio lettino non ne ho più sentite.
Il viaggio
Paesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1935Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Adriano Pedemonte
Senza soldi e senza donne
l'ultima marcia ho visto degli abissini con i piedi pieni di piaghe; secondo le voci che...
Il casino per i soldati
Intanto era stato aperto un casino con ragazze bianche. Era uno spasso assistere alle lunghe attese...
Poker e lebbra
Mio padre, quale titolare di azienda, chiedeva il mio rientro, in quanto aveva bisogno di me,...
Lacrime al ritorno
Arrivati a Napoli, mentre stavamo attraccando alla banchina e la banda musicale suonava per accoglierci allegramente,...