Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
AustraliaData di partenza
9.1954Data di ritorno
1963Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Finalmente Etty e il piccolo Riccardo stanno raggiungendo Sydney. Li attende Dante, partito da oltre due anni e mezzo dall’Italia. Non ha mai conosciuto il figlio, se non in foto.
Sydney si avvicina, tre giorni, due giorni, un giorno. Ecco in vista il famoso ponte di Sydney: quante navi nella baia, piccole, medie, grandi, immense. E quante piccole insenature, e le casette e le ville costruite sulle colline che scendono giù sul mare. Sydney è molto, molto bella per quel che posso vedere. Gesù mio, che emozione! Ho vestito Riccardo: è molto elegante come lo sono, credo io, i bambini italiani. Calzettoni bianchi, scarpette bianche, camicina bianca e azzurra, e il completino a maglia bianca. Stavo proprio completando la sua toilette quando qualcuno venne a chiamarmi dicendo che mio marito era lì, sotto la nave, che mi chiamava. Io credevo a uno scherzo. “Ma scusa, la nave è ancora in moto, come può mio marito essere qui, qui dove?” “Ma è giù, vicino alla nave, in una barca a motore col marito di Luisa e ti chiama. Corri che ti vuol parlare”.
Presi in braccio Riccardo e mi precipitai al sotto ponte e vidi sì Dante (con gli occhiali) ed un altro giovane. Oh, che stupida, tutto ad un tratto mi son sentita timida: ma è possibile? Ed ho la fotografia per provare ciò che attesto. Dante gridò: “Hello” ed io risposi “Hello”.
Ma insomma, si può essere più cretini di così. C’è una scusa, sicuramente non si può gridare dal parapetto e gridare istericamente: “Amore, ti amo, ho atteso per tanto tempo questo momento meraviglioso”, ecc. ecc. No, certo, penso (e lo seppi dopo) che anche Dante si sentiva così commosso da poter dire solo “Hello”. Poi disse che ci avrebbe atteso fuori dalla Dogana e che per almeno un paio d’ore dovevo attendere al molto e, con fatica, con figlioletto e valigione scendo. Cerco un facchino che mi aiuti. Non vedo Dante, chissà dove sarà.
Ma che idea meravigliosa quella di venire a salutarci quando la nave stava entrando in porto, vero? Quasi due ore e più in attesa che la Dogana finisse il suo lavoro di controllo di bagagli. Intanto il mio bel servizio di porcellana finissima che avevo acquistato ad Aden veniva maneggiato rozzamente, e così si ruppero due tazzine e la zuccheriera. Ero molto seccata ma col bimbo che reclamava la sua pappa lasciai perdere […]. Eppoi non era il caso che mi seccassi troppo: pochi minuti ed eccomi fuori dalla Dogana e Dante è a due passi: ci corre incontro e resto di sasso, si prende il bimbo in braccio e lo bacio e lo accarezza, e sta anche piangendo. Tesoro mio, vedersi a un tratto il proprio figlioletto in carne ed ossa, fu troppo emozionante. Ed io, lì vicinissima ad attendere il mio turno: eccoci uniti finalmente, dopo due anni, sei mesi e quattro giorni.
Il viaggio
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