Mestieri
marinaio, artigiano, imprenditoreLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiore (accademia navale)Paesi di emigrazione
Argentina, Bolivia, Perù, ColombiaData di partenza
1925Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Uno dei soci di Serretto Serretti, ha creduto di avere per le mani un affare favoloso. Perciò ha chiesto agli amici di dargli tutto il denaro che possedevano ed è sparito per qualche ora. Quando è ritornato alla pensione, la sua faccia ha anticipato quanto aveva da raccontare.
U. vuole la rivoltella: “Non mi resta che il suicidio!”. E sembra che lo dica con tanta persuasione e disperazione che per un attimo si centra con l’altro occhio normale. […] racconta: “Io e quel furfante del milanese eravamo seduti, uno accanto all’altro, sul tranvia che doveva portarci verso quello che doveva essere la meta promessa. Si chiacchierava di una cosa, di un’altra, in italiano. Ad un certo punto un vecchietto si è alzato dal suo sedile, tre file dietro di noi, è venuto al nostro fianco e con voce flebile, quasi tremante, ci ha chiesto: “Scusate, ma voi siete italiani?”.
“Certamente”!, abbiamo risposto noi.
Ed il vecchio: “Scusate, perdonate, ma io sono vecchio e analfabeta. Non so parlare bene lo spagnolo e vivo nella campagna, verso Carlo Cesares. La settimana passata ho comprato un biglietto della lotteria. Il numero è uscito, ho vinto! Al paese volevano darmi tanto – e ha detto una cifra -, ma io ho pensato che certo a Buenos Aires potrei riscuotere di più. E sono venuto, ma avrei bisogno che voi mi accompagnaste all’ufficio dove si può riscuotere”.
Il milanese si fa consegnare il biglietto. Legge i numeri e, aperto il giornale nella pagina giusta, confronta, poi, fa controllare ad U. e gli dice: “È proprio il numero vincente!”. Poi, rivolto al vecchio, gli chiede: “Quanto vi hanno offerto al vostro paese?”. Il vecchio dice una cifra. Ma fu U. a buttare il cacio sui maccheroni. Parlò lui: “E perché non ce lo vendete a noi due? Vi potremmo dare molto di più”. […]
I tre degno compari entrarono in un caffè prossimo e cominciò lo stesso tira e molla che si usa fare nelle piazze di mercato per la vendita di porci. Alfine convennero sul prezzo: tanti pesos pari proprio al doppio delle lire che non avevamo. U. e il Milanese avrebbero comprato il biglietto a mezzo.
Il secondo tira fuori un buon pacco di biglietti, ma U. gli spiega che lui in tasca non ce li ha, che il cassiere sono io e che bisognava ritardare di un po’ il buon affare: il tempo necessario per venirceli a tirar fuor di tasca proprio dentro gli uffici di polizia, tornare al bar e consegnare la sua parte. […]
U. si dirige verso il botteghino della biglietteria e gli consegna il biglietto. L’impiegato lo mira e lo rimira, con una lente d’ingrandimento ed esclama: “Este billete, que?! Es falsificado!”. E, preso, un grosso timbro con, in gran rilievo, la parola terribile, dette con quest’arma un grosso colpo sul biglietto, lasciando impressa la fallimentare parola: ANULADO.
U. tornò, di corsa, al bar dove aveva lasciato i due soci, ma, inutile a dirsi, non c’erano più. La truffa, la cuenta del tio, era stata consumata.
Finito il racconto, fenomeno strano, ci sentimmo, io e M., e, forse, anche U., più tranquilli, più rasserenati, più capaci di fare il punto sulla realtà.
M. disse: “Ed ora, come ce la sbrigheremo con due giorni di pensione arretrata?”.
Fu allora che mi ricordai che mia madre un’ora prima di iniziare il grande viaggio mi scucì il fondo della fodera a sinistra della giacca e, inserito un biglietto nuovo da mille lire, tornò a cucire, dicendo, sesto senso delle madri: “Figlio mio, per il mondo mai si sa cosa ci può passare!”. Scucii nel punto giusto, e, mostrando il biglietto esclamai: “Fino alla fine della settimana, la pensione è sicura!”.
Il viaggio
Mestieri
marinaio, artigiano, imprenditoreLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiore (accademia navale)Paesi di emigrazione
Argentina, Bolivia, Perù, ColombiaData di partenza
1925Periodo storico
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