Mestieri
sacerdoteLivello di scolarizzazione
Quinta ginnasioPaesi di emigrazione
CinaData di partenza
10.8.1933Data di ritorno
1953Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976) Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Straniero e missionario cattolico: sono questi i due “capi d’accusa” con i quali i comunisti cinesi motivano l’espulsione dal loro paese del sacerdote Ruffino Barfucci, all’inizio del 1948
I rossi predicavano sempre al popolo che questa era l’ora dei conti. – Chi ha ricevuto benefici – era un loro slogan – sia grato; chi ha ricevuto torti si vendichi!
Ebbene, il popolo di Shantsin aveva ricevuto da me solo del bene. Era giusto, quindi, mostrare gratitudine al Missionario, anche se straniero.
II “Sottoprefetto”, che non era di cattivo cuore, come apparve quando mi chiamò per un lungo colloquio, apprezzò il sentimento del popolo, ma non lo soddisfece. Preferì darmi un salvacondotto affinchè potessi uscire senza molestie dalla “zona liberata” e potessi tornare in patria, anzi “dalla mia mamma”, come disse testualmente. A nulla valsero nuove richieste del popolo che voleva che io rimanessi per riaprire l’Ambulatorio, una sottoscrizione popolare avrebbe procurato il danaro per ricomprare le medicine. Tutto fu inutile. Ero straniero e Missionario cattolico; due imputazioni più che sufficienti per meritare l’espulsione. D’altra parte sono convinto che il “Sottoprefetto” nella sua onestà, agisse anche per il mio meglio. L’occupazione non era ancora definitiva ed i Nazionalisti, annidati tra le montagne, compivano continuamente azioni di disturbo e di sabotaggio, rendendo sempre meno tranquilla e sicura la vita in quei luoghi.
Intanto, dietro la mia richiesta, mi furono restituiti gli occhiali, il cappello ed il soprabito che quel capobrigante giorni addietro mi aveva tolto e messi per sé. “un pò per uno”! – aveva detto! E così fu fatto!
Avrei dovuto partire immediatamente appena lasciato libero. Tuttavia per mezzo del nuovo “Sindaco Popolare” (un buon uomo, povero spiantato, che io avevo pure guarito da malattia mortale) e dietro sua personale responsabilità potei avere tre giorni di dilazione. Presi alloggio in casa di un cristiano che gestiva una piccola bottega di articoli vari. La Chiesa e la mia Residenza erano state completamente saccheggiate e vi avevano preso dimora i militari. Della Chiesa avevano fatto un magazzino di granaglie portate, naturalmente, dal popolo “spontaneamente” ai liberatori. Ma tanto granturco era stato ammassato nel presbiterio che la parete di fondo, già lesionata, era crollata. Parte del granturco si era sparso nel retrostante orto, finendo col marcire sotto la pioggia a la neve. A beneficio dal popolo!…
Appena si sparse la notizia della mia liberazione, fui subito visitato, il più segretamente possibile, da tutti i cristiani del Paese e anche da molti delle cristianità più vicine i quali, saputomi vivo e salvo, con la scusa di vendere o comprare qualcosa, potevano ottenere il permesso scritto, allora necessario, per venire in Paese. Incredibile quante preghiere, digiuni e voti avevano fatto i cristiani per la mia liberazione e la mia salvezza. Ed ora venivano piangendo a buttarmisi ai piedi, chiedendo di potersi confessare e di avere da me un’ultima benedizione prima che mi perdessero, forse, per sempre!..
Rividi anche il mio caro domestico Yang-taie e gli altri cristiani presi con me e per causa mia. Anch’essi erano stati rilasciati senza danni, ma con l’ordine espresso di non frequentare più la Chiesa ed i Missionari.
Al terzo dì, prima dell’alba, dato un commovente addio a parecchi cristiani che avevano vegliato tutta la notte e che mi stavano distesi ai piedi, abbracciandomi singhiozzando i ginocchi, mi allontanai dal Paese, insieme ad un giovane cristiano originario del Honan, il quale potè ottenere di accompagnarmi per proteggermi, diceva, nei pericoli del viaggio; in realtà per potere uscire da quell’inferno prima che lo inquadrassero nelle fila dell’esercito rosso.
Con le sole vesti che avevo indosso e con un bastoncino in mano mi avviai verso Yunsi. Appena uscito dalle mura del Paese cominciai a salire il monte che domina Shantsin. Giunto in vetta, mentre stava sorgendo il sole, mi fermai un poco e di lassù benedissi un’ultima volta i miei cristiani, sparsi in vari gruppi fra quei monti. Li raccomandai tutti alla protezione della Croce che ancora dominava dall’alto del monte di Tienciaokow. Poi, col cuore amareggiato, cominciai a discendere l’opposto versante del monte per un viottolo da muli, chiamato pomposamente “via maestra”.
Il viaggio
Mestieri
sacerdoteLivello di scolarizzazione
Quinta ginnasioPaesi di emigrazione
CinaData di partenza
10.8.1933Data di ritorno
1953Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976) Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Ruffino Barfucci
Dalla Verna toscana alla Verna cinese
Sono nato a Caprese Michelagelo (Arezzo) l’11 sett. 1912. Nel settembre del 1923 entrai nel Collegio...
Bacchettini di bambù
Visitammo anche le grandiose opere di Cultura dei Gesuiti nel sobborgo di Zigawei e le altrettante...
Attraverso la Cina
Da Shanghai, risalendo con un vaporetto il maestoso Fiume Azzurro, ci portammo ad Hankow, grande centro...
Itinerari cinesi
Finalmente alla fine di settembre, con oltre tre ore del solito camion e della solita strada,...
La verna cinese
Quando il 2 ottobre a sera, terribilmente stanchi, ma tanto contenti, mettemmo il piede nel chiostro...
Prede dei comunisti
Il mio distretto di Shantsin (si riferisce probabilmente al distretto di Shaanxi, Ndr) fu invaso il...
La fuga verso i monti
All'avvicinarsi dell'esercito rosso anch'io, insieme alle autorità locali e a gran parte del popolo, fuggii dal...
Nelle mani dei comunisti
La notte del 23 dicembre con il mio domestico ed il cristiano stavamo nella grotta a...
Natale in catene
Al Soviet ci consegnarono ai due Istruttori Militari, i veri padroni ed organizzatori di tutto. Dopo...