Paesi di emigrazione
ZambiaData di partenza
1987Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Una forte siccità distrugge le colture nella valle dello Zambesi. Per Cerada e la squadra di cooperanti che avevano investito risorse ed energie per implementare i raccolti è un colpo molto duro.
Gennaio ’89
Carissimi amici, Così quest’anno la pioggia di speranza, caduta a metà novembre, é stata soltanto un bel sogno… Da allora non é più caduto nulla dal cielo. Solo un gran caldo, ancor più insopportabile perché ingiusto, ed una lenta agonia delle piantine di miglio e di mais. Il pane quotidiano che ingiallisce lentamente. Il lavoro, anche nostro, di un’intera stagione vanificato: le cooperative, i buoi, gli aratri, le sementi e i fertilizzanti…finito. E adesso nei villaggi tonga sarà fame. Quella vera, che vuol dire dimagrimento, malnutrizione, morte. E’ facile morire di malaria quando lo stomaco é vuoto da tre giorni. Già due anni fà era avvenuta la stessa cosa: le piogge saltate, i campi bruciati, i funerali quotidiani tra le capanne. La scorsa stagione, pochi millimetri di una pioggia miracolosa avevano resuscitato i campi già ingialliti. Quest’anno il miracolo non si é ripetuto: si vive appesi ad un filo nella valle… un filo d’acqua. Durante la prima carestia noi eravamo nella zona da pochi mesi; non capivamo, non conoscevamo ancora, eravamo appena scesi dall’astronave della nostra grande civiltà europea. “Se muoiono é perché non sanno organizzarsi. Non é questione di soldi, ma di impostazione delle cose e del lavoro…”. Mio Dio! quanto ci siamo rimangiati tutti questi ragionamenti euclidei. Adesso, oltre al Progetto – che deve approvvigionare pompe, mulini, semi, aratri, ecc. per le prossime stagioni -, c’é da gestire l’emergenza della fame. La nazione é ormai in ginocchio, strangolata dai debiti e dai pagamenti esteri (?!!), l’inflazione é incontrollata e il mercato nero la forma ufficiale di scambio. Per un ovvio meccanismo economico i fondi che il Progetto riceve dal Ministero degli Esteri tramite banca hanno un valore reale nullo: se paghi in moneta locale non c’é la merce. Per questo motivo, gli unici soldi in valuta (dollari),’che possono essere legalmente portati e spesi nel paese, sono quelli dell'”autofinanziamento” parenti, amici, gruppi di sostegno, parrocchie… dati direttamente in mano a chi lavora sul posto. Quello che noi cercheremo di fare é di condurre l’approvvigionamento di farina, evitando per quanto possiamo l’assistenzialismo gratuito. Dopo due anni di lavoro basato sull’autosviluppo, regalare mais come Babbo Natale sarebbe come distruggere – di carestia morale – i semi umani che resistono anche alla siccità del clima… E’ meno facile, certo meno gratificante che organizzare una distribuzione viveri agli affamati in stile “come sono buoni i bianchi”. Comunque ci proveremo. Un grazie intanto da parte di quelle persone la cui voce non potrà forse mai giungere direttamente a voi, per mancanza di ogni mezzo.
Tualumba kapati, mbasa. Grazie mille, amici
Il viaggio
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