Mestieri
militareLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
AlbaniaData di partenza
1940Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Piero Beppi, dopo aver raccontato della sua infanzia e giovinezza, complicata dalla morte prematura del padre e dalla conseguente complicazione delle condizioni economiche familiari, passa a descrivere le tappe della sua vita militare a Livorno. “Dal distretto venni inviato alla caserma d'Artiglieria di Via Nazionale, dove le reclute venivano selezionate per essere avviate in Libia o in Albania, territori, questi, già' occupati dalle nostre truppe. Molti altri livornesi, di leva come me, erano in attesa di una di queste destinazioni. Dopo pochi giorni di permanenza in caserma noi reclute venimmo chiamate in cortile e, uno ad uno, ci presentavamo dinanzi ad un tavolo dove sedevano due soldati ed un tenente il quale, dopo una squadratina, sentenziava: "Reparto Libia" o "Reparto Albania". Tutto il nostro gruppo chiese ed ottenne di essere destinato ad un unico reparto, cioè' al "Reparto Albania" ed assegnati al 131.o Reggimento Artiglieria della Divisione Corazzata "Centauro", già' dislocata a Tirana”. Giunto in Albania, per Piero si apre un periodo inaspettatamente positivo della vita, segnato da una piacevole convivenza con i commilitoni e soprattutto da una disponibilità di approvvigionamento alimentare che non aveva mai conosciuto nella vita.
Il 19 febbraio 1940, seguiti da molti parenti e amici, sfilammo per la città’ da Via Nazionale alla stazione ferroviaria dove, tra pianti, abbracci e baci, partimmo per l’Albania. Durante il viaggio in treno da Livorno a Bari, noi livornesi che occupavamo la stessa carrozza, dopo i primi momenti di emozione e qualche lacrimuccia, ci mettemmo a cantare “Treno”, una mia parodia sul l’aria di una nota canzone di allora, intitolata “Vento”:
Siam livornesi e ce ne andiamo via Laggiù’ lontano, in Albania ecc ecc
Giunti a Bari ci imbarcammo sul mercantile “Calabria” che ci porto’ a Durazzo, in Albania. Sbarcammo, se ben ricordo, nel primo pomeriggio del 22 febbraio 1940 ed ai nostri occhi apparve un mondo diverso da quello in cui avevamo vissuto: minareti che svettavano dalle moschee, case tutte bianche e senza tetti, una folla di curiosi, scalzi e macilenti, vestiti con barracani o con stracci, sostava sulla banchina. Fummo subito aggrediti da una torma di ragazzi che vendevano sigarette. Le comprammo perché’ a basso prezzo, ma risultarono troppo forti e puzzolenti. Con una serie di mezzi militari fummo subito trasportati da Durazzo a Tirana e alloggiati nella caserma Skumbini, alla periferia della città’. La caserma era di recente costruzione, moderna e ben attrezzata. Vi trovammo molti altri livornesi, delle classi dei richiamati e trattenuti, dà mesi già’ in Albania e che costituivano gli anziani del 131.o Reggimento Artiglieria. Dopo il giuramento io ero stato assegnato ad una batteria del terzo gruppo, ma in seguito mi venne richiesto ed andai al Reparto Comando di Reggimento, con mansioni di dattilografo e scribacchino.
Anche se spesso subentrava in noi la nostalgia delle nostre case e dei nostri cari, in special modo quando alla sera veniva suonato il silenzio fuori ordinanza, i giorni passavano in allegria. Per il mio lavoro io avevo ottenuto la dispensa rancio e questo voleva dire, in pratica, avere cinque lek (la moneta albanese) in più’ nella paga giornaliera. Ciò mi permetteva di mandare dei soldi a nonna, anche parche’, pur avendo la dispensa rancio, ritiravo ugualmente in cucina il pasto regolare. Ingrassai otto chili in tre mesi. Finalmente mangiavo abbondante tutti i giorni ! Avevo molti amici oltre ai livornesi, ero ben visto dagli ufficiali e, siccome ero un bravo e veloce dattilografo, venivo usato dal Colonnello Comandante il Reggimento, Mario Giglioli, per scrivere anche comunicati e rapporti confidenziali che egli indirizzava al comando superiore. Tale attività’, anche se mi impegnava non poco, mi dava la possibilità’ di avere una più’ ampia libertà’ di movimento: non facevo la guardia, non avevo orario di caserma e potevo dormire di piu’ al mattino. Pero’, tolto i sabati e le domeniche e qualche altro giorno particolare, rimanevo volentieri in caserma con gli amici e sovente si andava a mangiare da un certo “Shangai” che aveva una sudicia baracca proprio accanto alla nostra caserma. Con un lek (circa una lira e venticinque centesimi di allora) si poteva mangiare un piatto di fagioli con spezzatino, cucinato da mani lerce e con pentole sporche, ma si facevano tante, ma tante risate.
Il viaggio
Mestieri
militareLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
AlbaniaData di partenza
1940Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Piero Beppi
Episodi spensierati
Facevamo il bagno in un fiume vicino (mi pare si chiamasse Tiranus) e, in libera uscita...
10 giugno 1940
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Al confine con la Grecia
Verso la metà del luglio 1940, in un pomeriggio inoltrato, il colonnello dette ordine di suonare...