Fuoco sui tedeschi

Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1943Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dopo l’armistizio dell’8 settembre, i tedeschi disarmano le truppe italiane nel Nord Italia. Andreini cerca la fuga dal Piemonte verso la Lombardia, dove spera di ricongiungersi ai familiari. ma le strade sono presidiate dalle truppe occupanti.
Cosa potevo fare? Cosa dovevo fare? Che rabbia che avevo in corpo!!! Io ero libero ed i miei compagni erano là circondati e prigionieri. Che fine avrebbero fatto? Con rabbia presi i nastrini, le decorazioni e buttai via tutto in un cespuglio. Avevo quattro bombe a mano e la mia Beretta con due caricatori; ma cosa avrei potuto fare? Nulla, completamente nulla, se non fuggire, allontanandomi il più possibile da quei luoghi. Aggirai il paese e cercai di entrare in città come se nulla fosse. Incontrai qualche vecchietto che anche lui scappava verso la montagna. I miei compagni erano tutti prigionieri e se entro mezzogiorno non si fossero arresi, i cannoni dei carri avrebbero espero il fuoco sull’intera caserma. (Poi il Comandante diede l’ordine di arrendersi ben capendo che sarebbe stato inutile ed assurdo resistere). Mi avvicinai alla strada ferrata ed incominciai ad avviarmi verso Acqui. A pochi chilometri da Alba, vicino ad un casello ferroviario, mi accorsi che due soldati tedeschi vi si erano abbivaccati facendo la guardia. Ma come passare inosservato? Girando per i campi, mi avvicinai alle loro spalle cercando di superarli. Avevo una gran fifa, dico la verità, ma due sarebbero stati superabili, almeno che altri non ve ne fossero nella zona. Mi accorsi ben presto che erano proprio soli. Gli altri forse avevano troppo da fare per tenere a bada la mia caserma. Mi avvicinai più che potei e con una bomba a mano pronta in un pugno, tirai l’otturatore della pistola, presi ben bene la mira straiato a terra e feci fuoco. La detonazione mi sembrò potente e rimbombante come un tùono ed uno dei tedeschi, colpito al fianco destro cadde gemendo. L’altro, impugnato il mitra incominciò a sparare all’impazzata buttandosi sdraiato per terra, ma ancora non aveva capito con precisione da dove era arrivato quel colpo. Anch’io ero a terra coricato e più di una pallottola mi passò di sopra fischiando. Aspettai un po’ per lasciarlo calmare; ero sicuro che ben difficilmente avrebbe potuto colpirmi, senza sapere con precisione dove fossi, anche perchè avevo cambiato posizione. Strisciai pian piano rotolandomi e ormai l’avevo a pochi passi, mentre lui continuava a sparare lontano. Era ancora senza elmetto; mi faceva pena tirargli nella testa biondiccia. Ad un tratto però si voltò, come se avesse sentito qualcosa alle spalle… forse l’alito della morte già lo stava ghermendo… si voltò di nuovo, mi mostrò la schiena … feci fuoco … non sò dove lo colpii, ma cadde fulminato. Ora non vedevo l’ora di darmela a gambe e allontanarmi il più possibile da lì; quei colpi chissà quale inferno avrebbero fatto succedere. Proseguendo sulla strada ferrata (anche per non lasciare impronte) arrivai finalmente ad Acqui.
Il viaggio

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