Mestieri
traduttriceLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
IndiaData di partenza
2007Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Brigitte e Sergio arrivano in India con un volo da Francoforte. Ad accoglierli trovano uno stuolo di persone che li guideranno nel loro soggiorno, che ha lo scopo di verificare l’uso che viene fatto delle loro donazioni, ma anche di conoscere da vicino il Paese e le condizioni di vita degli abitanti. L’impatto per loro non è dei più facili
2 agosto. Ore 9. Francoforte. Un sms dai Jacquy per augurarci un buon viaggio. Siamo in attesa del nostro volo già con un anticipo dell’India. Seduti, guardiamo passare i passeggeri indiani. Poche donne sono vestite all’occidentale, la maggior parte di esse ha un sari colorato. Qualcuna porta il punjabi, solo le giovani sono in jeans mentre gli uomini vestono all’occidentale, anche i Sikh con il turbante. C’è una grande varietà di colore della pelle: dal pallore quasi europeo, al nero quasi africano. Le donne sono coperte di gioielli, spesso di oro. Non portano la fede né uomini né donne, ma un anello con pietra, o tipo chevalière al dito medio, alla mano destra. Le donne hanno pure un anello d’argento al secondo dito del piede sinistro, e cavigliere d’argento con sonagli a tutte e due le caviglie. Spesso anche un gioiello sul naso. Tutte rigorosamente con infradito, al massimo sandali. Solo pochi uomini portano l’abito tradizionale con pantaloni e tunica lunga. Uno porta una specie di gonna lunga drappeggiata . Esiste per le donne una sola pettinatura: riga in mezzo e coda o treccia. Persino le giovani in Jeans sono pettinate così.
Siamo in aereo, seduti vicino ad un giovane indiano molto bello che ci ha chiesto da dove veniamo. Chiacchieriamo. E’ di Tenali!!! E’ medico a Londra. Mi chiede le foto dei bambini, purtroppo l’album è a casa. Il nostro giovane amico si chiama Sam ed è credente! In un aereo pieno di indù e qualche musulmano, è forse l’unico cristiano ed è vicino a noi! Va a lavorare in India per un anno, a Tenali, per i bambini. E’ entusiasta di quello che facciamo. Ci invita anche a trasferirci da lui e sua moglie se stiamo male in albergo!
All’arrivo ad Hyderabad, accoglienza da star! Ci sono Dileep, Gotham che ci infilano al collo molte ghirlande profumatissime (gelsomino, tagete soprattutto) ed un comitato fra personale dell’orfanotrofio, uno zio e un nipote di Dileep… Sam rimane con noi fino a quando ci “consegna” a Dileep. Ci telefoneremo per andare a pranzo da lui la prossima settimana. Il ministro dell’Industria ci ha mandato macchina ed autista per portarci a Tenali. Viaggio allucinante di 8 ore. La macchina è molto confortevole, con aria condizionata, ma il traffico di notte è terrificante: migliaia e migliaia di camion (sapremo poi che il transito è vietato di notte alle macchine, ecco perché abbiamo la macchina del ministro: per i politici, non esiste la legge!). I camion vanno tutti con gli abbaglianti e mai li abbassano, i camion davanti a noi sono tutti privi di fanali dietro. Ogni sorpasso è un tentativo di suicidio. E i clacson che suonano in continuazione per 8 ore di fila… Sergio non riesca a chiudere occhio dalla paura (il nostro autista è comunque eccezionale!!!) Dileep , Gotham e l’assistente Muthu ronfano sonoramente ed io mi assopisco ogni tanto. Ci fermiamo 2-3 volte. Emergenza toilette, cioè nella natura per tutti all’infuori di noi! Poi pausa té alle 4. Comincia ad albeggiare e tutti i capanni di frasche e lamiere che vediamo lungo la strada sono negozi, bar, ristoranti, aperti 24 ore su 24. Ci portano un piccolo bicchiere di plastica con tè emulsionato con latte, molto denso, molto zuccherato, molto buono. Ho un fugace pensiero: l’acqua del tè sarà bollita o cominciamo domani a star male? Ma poi bevo. Dileep ha comprato tanta frutta, banane, melograni, frutta sconosciuta, per noi, ma non abbiamo alcuna fame e riprendiamo la strada. Ora che vediamo attorno a noi, che desolazione! Quanti bidonville! Poi mi accorgerò che queste sono le case in ogni villaggio: capanne di fango e frasche… quanta miseria dappertutto. Siamo allibiti, è molto peggio di tutto quello a cui eravamo preparati. Quanta gente per strada, uomini, donne, bambini che camminano ai margini della strada, animali dappertutto. 3 manguste attraversano la strada, ma ci sono a passeggio bufali, maiali neri, mucche… Siamo a Vijayawada, finalmente dei nomi che conosco quindi non lontano da Tenali e prendiamo l’autostrada. O comunque così viene chiamata perché è a pagamento. Ma anche lì come sulla strada normale, c’è di tutto. Ho dimenticato di dire che si guida a sinistra, ma è un dettaglio in quanto ci vengono incontro pedoni, bici, mucche al passeggio…
Arriviamo a Tenali: un formicaio! Una folla incredibile su qualsiasi mezzo: bici, risciò. Motorini, moto, Ape piaggio rigorosamente gialle. Saprò poi che sono i taxi. Macchine di forma molto vecchia anche se in ottimo stato. Ed una incessante folla a piedi. Arriviamo davanti all’albergo, che assomiglia a tutto fuorché ad un albergo anche perché circondato da centinaia di capanni molto piccoli, tipo anguriara in Italia: i negozi! Nuove ghirlande di fiori in Albergo. Ci vengono presentati Chandra e Joseph, altri due membri dello staff dell’orfanotrofio, Chandra è il nostro domestico: rimarrà fuori dalla nostra stanza, pronto a rispondere ad ogni nostro bisogno. La camera è grande ma misera. In compenso c’è il ventilatore al soffitto e l’aria condizionata. I bagno è da incubo: niente carta igienica, niente asciugamani, niente acqua calda per la doccia. In futuro arriverà anche l’acqua calda. Tutto è vecchio, malandato e lurido. Comincio a disinfettare tutto quello che dovremo toccare con l’amuchina, preparo acqua e amuchina per lavarci i denti. La mia prima reazione è stata: chiamiamo Sam, ci ha detto che ha una bellissima casa, trasferiamoci da lui!!! Ma poi volevo l’India, ecco come vive la gente qui. A me di adeguarmi. Domani comprerò l’occorrente per un minimo di pulizia e conforto in bagno. E’ terribilmente imbarazzante essere l’unica donna in mezzo a tanti uomini. Sergio mi ha detto di non toccarli, non stringer loro la mano: non fa parte della loro cultura. Ha ragione, devo starci attenta quando mi presentano qualcuno. Inoltre gli uomini si fermano ovunque per strada per defecare e si puliscono con la mano sinistra, impura mentre la destra è la mano nobile con cui si mangia! Mi abituerò pure a questo!!! Adesso cercherò di riposare un po’. Fra 2 ore e mezza, torna Dileep e andremo all’orfanotrofio.
Il viaggio
Mestieri
traduttriceLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
IndiaData di partenza
2007Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Brigitte Lefebvre
L’orfanatrofio
3 agosto 2007. Che giornata! Quando siamo usciti dalla nostra camera, Chandra è sbucato: aveva l'ordine...
Tra i lebbrosi
5 Agosto. La nostra giornata inizia alle 11. Aspettiamo Dileep: la cerimonia deve iniziare alle 11....
“Il sistema della caste nel Dna indiano”
6 agosto. Siamo a Repalle, il villaggio dello zio di Dileep. Una giornata memorabile anche questal....
Evviva la libertà
Oggi è il nostro ultimo giorno in India, e siamo nell'aeroporto di Hyderabad, in attesa del...