Mestieri
militareLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
BosniaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Un altro episodio di odio e violenza, particolarmente cruento, viene evocato dal maggiore Ippolito sul suo diario.
Il tempo passava e le giornate, caratterizzate dal frenetico lavoro tipico di uno Stato Maggiore di una Brigata in operazioni, scorrevano veloci, forse troppo velocemente. Dopo circa 10 giorni dal mio arrivo a Sarajevo ho avuto l’incarico di ricognire le postazioni che da qui a poco avremmo occupato sostituendo la Brigata francese “BRAVO”. La “ricognizione” è stata una bellissima esperienza e mi ha dato l’opportunità di toccare con mano una realtà che avevo visto in televisione o che ne avevo sentito parlare da coloro i quali erano già stati in giro per la città. Sono stato sul ponte di BRATSVA, il ponte sul quale decine di militari francesi sono morti, il ponte che segnava il confine tra il territorio conquistato dai musulmani e quello dei serbi. Dopo esserci fermati nei pressi del ponte e fattici riconoscere dai militari francesi di guardia, abbiamo chiesto informazioni sul servizio e le problematiche legate all’aspetto operativo ed a quello logistico. Mentre conversavamo un’anziana signora stava attraversando il ponte con tanto timore da non accorgersi che stava perdendo le poche e povere cose che aveva comprato chissà dove, un militare francese in servizio l’aveva raggiunta e l’aveva aiutata a raccogliere le sue cose e con la borsa tenuta nella mano non impegnata dall’arma, sempre al seguito e sempre in caccia, l’aveva aiutata a raggiungere la parte musulmana del ponte. Lo stesso ponte che, in seguito, ha visto concludersi, tragicamente una bellissima storia d’amore vissuta da due ragazzi che purtroppo avevano l’unica colpa di essere un musulmano (bosniaco) e l’altra Serba. S’incontravano di nascosto nei pressi del ponte, qualche bacio, parole d’amore dolci e tenere erano g h unici momenti di felicità di due giovani che s’illudevano di poter abbattere con il loro amore qualsiasi barriera. Un cecchino ha pensato bene di colpirli nel momento in cui si abbracciavano. Triste storia questa. Dolore che si somma a dolore, sangue che si aggiunge a sangue. Nonostante tutto mi viene da chiedere: “Ma è possibile, comunque, che la vita umana per certe persone abbia così poco valore? A cosa poteva servire spezzare la vita, ammazzare due ragazzi che, come tanti altri, si amavano e speravano in un futuro diverso, un futuro fatto d’amore, pace, fratellanza e non solo d’odio fratricida?” Dopo qualche ora trascorsa a studiare le soluzioni adottate dal contingente francese nella costituzione di quel check-point, siamo ripartiti per giungere a Old Fort, altro avamposto francese, organizzato veramente bene, dal quale era possibile dominare buona parte della linea di demarcazione che indicava il confine tra le due opposte fazioni e che attraversava tutta la città di Sarajevo. L’aria gelida e la neve, che circondava il luogo, rendeva ancora più cupa e tetra la visione di una parte della città desolata e carica di angoscia. La tappa successiva è stata quella del, tristemente famoso, viale dei cecchini sul quale avevamo il compito di organizzare una serie di postazioni per l’anticecchinaggio che avrebbero consentito con un certo margine di sicurezza l’attraversamento dello stesso da parte di chiunque. Il viale dei cecchini, tante volte protagonista di assurde e spietate morti di incoltuni ed indifesi cittadini , costretti ad attraversarlo per comprare qualcosa da mangiare o , in ogni caso un genere di prima necessità , indispensabile per la propria famiglia. Preso di mira da un cecchino , dell’una o dell’altra fazione , finiva la sua corsa per la vita in una pozza di sangue su di un asfalto ormai non più grigio ma disseminato da innumerevoli chiazze rosse, rosso sangue, purtroppo. Al rientro in sede, spogliatomi di tutto quanto era servito per essere il più possibile difeso (giubbotto antiproiettile ed armamento rientravo nella “mia” tenda per tradurre in ordini ciò che era stata l’attività di ricognizione della giornata .
Nei giorni che seguirono ricordo diversi episodi che hanno avuto per unico terna “la fuga” . Infatti alcuni militari del battaglione Logistico si allontanarono dall’accampamento del proprio reparto mettendo a repentaglio la loro incolumità e l’incolumità di coloro i quali , anche nelle ore notturne , sono usciti alla loro ricerca . Grazie a Dio dopo qualche ora (12 /24 in genere) sono rientrati tutti incolumi . Un altro episodio che lascia da pensare e ti fa capire, forse, quanto sia terribile avere farne, è legato allo scarico dell’immondizia prodotta dal Comando Brigata. Penso sia l’unica giustificazione al fatto che un nostro camion, punto, adibito al trasporto dell’immondizia, in una zona di scarico, era puntualmente assalito da innumerevoli bambini che raccoglievano da ciò che il camion scaricava tutto quello che poteva essere commestibile. Poveri bambini, ancora una volta mi venivano in mente i miei figli, che a dispetto della mancanza assoluta di cibo di questi altri, avevano mille vizietti. La carne in questo modo si, in quell’altro modo no. Il dolce a me piace al cioccolato, non alla crema, ecc. e questi, invece si accontentavano dei rifiuti. La fame deve essere una cosa terribile. Anche mio padre, appunto, racconta della fame sofferta durante il periodo di prigionia in Germania Racconta che si accontentava anche di bucce di patate, carne andata a male, pane rancido e cose simili Possibile che dopo tanti anni ancora si perpetrino questi scempi? Possibile che i bambini debbano essere coloro i quali soffrono per le colpe dei grandi ? Spesso mi trovo a ripetere questa frase : “le guerre sono combattute dai grandi ma vissute e sofferte dai bambini e dagli inermi”.
Il viaggio
Mestieri
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1996Periodo storico
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