Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1895Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Con una scrittura virtuosa e ricca di espressioni dialettali colorite, Marco Simoni racconta il punto di vista di un ragazzo della provincia livornese del 1895, affascinato dall'anarchismo ma non fino al punto di praticare forme di lotta o disobbedienza. Saranno l’esperienza della guerra in Etiopia, le sofferenze e l’umiliazione condivisa, a spingerlo insieme a molti commilitoni verso una maggiore consapevolezza e su posizioni più estreme.
Aprile 1895. Vigilia di partenza dei richiamati. “Marco – mi dice Pisciacarda – parti anche tu?” Certo che parto anch’io. Sono richiamato, ma non raggiungo il mio 5° reggimento a Verona. Devo presentarmi al 3° reggimento bersaglieri a Livorno. “Anch’io dovrei presentarmi al Deposito ma non partirò e con me sono tutti i richiamati del paese, Filanciano, il figlio della Tettona, Sbuzzagrilli, Bulinottero, Guastaschioppi, Sopperisci, Tumà cane, Sforza vedove, il figlio di Cosce sudicie e rottolo, tutti compagni anarchici, dei campagnoli non so nulla, ma loro sono tutti clericali e partiranno, ma noi faremo il diavolo a quattro e non partiremo. Tu sei un marvone, un poveraccio che sta un briciolo meglio di noi e partirai”. Che notte! Il paese è stato tutta la notte sveglio per la gran paura ma nessuno osava aprire la porta e sbirciare dalla finestra. I notabili erano tutti scappati nelle ville di campagna, i perbenino richiamati e, tra questi, ci sono io, tutti pronti con il fagotto in mano. Per le strade del paese, soli, a dimostrare anche il nostro disappunto, gli anarchici che nessuno conosce per nome, ma li conosciamo solo per i pittoreschi sopranome. Certamente sono anche ubriachi, ma hanno dato vita ad una notte di incubo. Soltanto a fine guerra si sono potuti apprendere i misfatti consumati in quella notte. Gli sciagurati, in preda certamente ad ebbrezza da vino sì sono abbandonati ad atti innominabili come mettere sulla testa del Re galantuomo un vaso da notte sporcato di escrementi umani e, sulla testa del Cavour un caratello vuoto di quelli che contengono le aringhe ed i salacchini. Il delegato di P.S. con la fusciacca tricolore a tracolla, li ha affrontati coraggiosamente. Aveva al suo fianco l’appuntato Marzullo e la guardia Cacace. I malviventi non si sono fermati. Al delegato che aveva in testa la bombetta verde delle ricordanze, gliel’hanno ingozzata fino al collo, poi, l’hanno preso a golettoni. All’appuntato Marzullo hanno levato la daga e gliel’hanno sbattuta sulla schiena. Alla guardia Cacace, che è un ragazzo, l’hanno preso a calci in c… Mentre infuriava la battaglia è giunto il sindaco con la pancia fasciata di tricolore e voleva mettere ordine, ma ce n’è stato anche per lui. L’hanno offeso e vilipeso chiamandolo “Palle nere”, ma insieme al maresciallo dei “carubinieri” è riuscito a mettere un po’ di ordine. Il sindaco lì ha rassicurati che le famiglie saranno assistite dal Comune e il maresciallo li ha tranquillizzati giurando da buon napoletano che nessuno verrà denunciato per questi misfatti. Il Cavinoso con “Chiappe nere” hanno fatto opera di persuasione, mentre Pisciacarda, che era capo, non approvava né disapprovava. Alle ore sei è giunto il Bigi con la diligenza e tutti sono partiti per la stazione ferroviaria per prendere il treno per Livorno… ma che nottataccia, poteva sfociare tutto in una “carnoficina”.
Il viaggio
Mestieri
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licenza elementarePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1895Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Gli altri racconti di Marco Simoni
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