Gringo o macaco?

14 febbraio 1911

Mi alzai presto, ho fatto toelette ho buttato a lavare il vestito logoro e sudicio che ho sempre tenuto lungo il viaggio. Il panorama sempre quello, bello attraente interessante.

Io ero eccitato, un poco commosso, sfido fra poche ore avrei trovato ed abbracciato mio fratello con tutti i nostri parenti! Avrei voluto che ci fosse stata mia madre con me ma purtroppo è tanto lontana. S’incomincia a vedere la città di Porto Alegre, un nodo mi serra la gola, poi mi calmo e man mano mi avvicino posso distinguere la distesa di essa ma anche qui tutti fabbricati bassi. Scorgo qualche edificio importante e qualche chiesa.

Scendo, le gambe non ubbidiscono come vorrei, sono confuso, eccitato, 2 negri mi afferrano le valigie offrendomi il loro servizio, accenno di sì mostro l’indirizzo di Parolo e mi avvio dietro loro. 10 minuti dopo sono abbracciato con Bigio dello zio Pietro che chiama Paolo, Paolo, c’è tuo fratello Diego!

Qui basta, ho pianto mezzora erano le ore 10 del mattino. Alle 11 avevo già, contrariamente alle mie abitudini, regalato un potente manrovescio ad un mulatto mandandolo a gambe levate colla chitarra che aveva in mano! Cosa vuoi che ti dica? Questo muso vedendomi che ero straniero, mi domandò se ero gringo o macaco. Io sentendomi offeso, tanto appartenendo all’una che all’altra categoria, ho reagito.

Bigio e Paolo che stavano servendo dei clienti corsero chiarirono l’equivoco, si rise e si andò a tavolo.

Se ero gringo voleva dire che ero straniero, se ero macaco che ero Brasiliano.

Così ho iniziato la mia vita Brasiliana.

Oggi andrò alla Villanova appena fuori città a trovare gli altri parenti. Hai voluto il viaggio, eccolo!

Rispondi però. O vile Fellone!

E abbi un saluto e un abbraccio dal tuo Diego.