Paesi di emigrazione
GiapponeData di partenza
1907Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Ultime tappe del viaggio della baronessa Carla Novellis di Coarazze e del suo consorte prima di rientrare in Italia. Il destino fa loro visitare le due città che saranno sconvolte dall’esplosione dell’atomica quasi 40 anni dopo.
Dopo colazione siamo partiti per Hiroshima. In lancia a terra e poi come non c’era treno in rickshaw (anche 4 ufficiali) per 2 ore a Hiroshima. Erano 18 rickshaw e non so come lo fanno gli uomini di correre e tirare la vettura senza quasi mai riposare. Uno solo ha cercato un rimpiazzante in strada. La strada è bellissima, prima lungo il mare e ricorda un poco la Sicilia, anche il clima. Ci sono molte palme alte che danno l’idea del mezzogiorno. Tutto insieme palme, pini, bambù in abbondanza. Molti campi di riso. Molti scogli nel mare su uno dei più belli è un tempietto e davanti sulla riva un tori, tutto storto dalle onde. Erano già le 4 quando finalmente si arrivava a Hiroshima, grande città di 120.000 abitanti, traversata da 5 fiumi e molto animata. Siamo scesi ad un albergo giapponese dove sono 2 stanze europee, bisogna levarsi le scarpe per entrare. Dopo un the ed un piccolo riposo avanti di nuovo per vedere il giardino Sentei della famiglia Asamo (gli antichi Dainm della città). E’ il giardino tipico, ma il più grande visto finora. Ha un’area di abbandono. Poi il tempio Nigi-Tsu-Jinja che è un parco dove c’era una specie di fiera, tutti lumi nelle lanterne di pietra e bronzo accese, era molto fantastico e bella la linea dei grandi torri sotto gli alberi. In un tempio era una funzione ed una bambina faceva la danza sacra. Alle 6 ritorno per ferrovia. La luna è piena e dalla banchina si vedeva tutta l’isola di Nijashima che pareva di galleggiare sull’acqua. Un immenso pino, tutto storto di vecchiaia sta sulla banchina e va quasi orizzontalmente fuori sull’acqua. Sotto c’è una statua di Budda di pietra bianca, grandezza naturale. Colla luna pareva uno spettro fantastico. A due passi poi il saprino che fa traghetto, nuovo, moderno, colla linea elettrica, ecc. In questo paese sì fa l’abitudine dei contrasti. Per domani mattina è fissata la partenza per Nagasaki.
2 novembre Dalle 6 di stamattina fino alle 6 di sera in navigazione; pioggia, vento, freddo. Non si riconosceva più il mare interno che aveva delle onde come l’oceano, così che si doveva chiudere i portelli. Adesso restiamo (dato fondo) quì, un poco prima dello stretto di Shimonoseki fino a domani mattina per aspettare la corrente favorevole. Ho passato in rivista tutti i miei cappelli, oggi e diversi li ho trovati come “omelettes” ma la muffa, non ause confitures. 4 Novembre (S. Carlo), in navigazione Fra un’ora saremo a Nagasaki, la nostra ultima tappa in Giappone. Chi mi avrebbe mai detto di fare un S. Carlo a Nagasaki. La mattina Carlo mi ha dato altri tre oggetti d’argento per la toilette, una spazzola grande, una scatoletta ed un flacon. Tutta la nave mi ha fatto dire gli auguri, il cuoco ha fatto una colazione grandiosa ed il sottufficiale di Palma ha dipinto un menù molto carino. Questa sera saremo a colazione dagli ufficiali. Ieri mattina partenza alle 6 ed appena fuori del mare interno, il “Marco Polo” si è messo a ballare talmente che non mi sentivo bene. Per fortuna che presto si era a ridosso di Fkishima, una isola fra Tsushuma e Chinslin, dove T. era andato dopo la battaglia. Non c’è che un paese Gorn-Ura in un piccolo golfo che si tira molto dentro terra, così che di fuori nella baia dove stava il “Marco Polo”.
Il viaggio
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