Mestieri
hostess di voloLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
Stato di PalestinaData di partenza
2000Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Estate del 2000, la crocerossina Roberta Mugnai parte alla volta di Hebron, in Cisgiordania, come osservatore.
Il volo Roma-Tel Aviv, quella mattina del 9 Agosto 2000, era in perfetto orario. Chi sa, forse dentro di me speravo in un ritardo o addirittura ad una cancellazione, sebbene fossi sicura di voler partire. Questa mia titubanza era dovuta al colloquio fatto tre settimane prima con la mia Ispettrice Nazionale S.lla Anna Maria Ghignoni e la Segretaria Generale S.lla Anna Maria Spolverini: «è sicura, Sorella (Sorella è l’appellativo che si da alle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, Ausiliarie delle Forze Armate, definite affettuosamente crocerossine), di volerci andare? Guardi che il 15 Settembre ci sarà la proclamazione dello Stato Palestinese e si prevedono grossi disordini, potrebbe essere pericoloso in questo momento andare in missione, vuole pensarci su e poi ci fa sapere?». Quelle parole mi tornavano a mente rendendomi inquieta e se, veramente, fosse stato pericoloso? Non è che andavo a cacciarmi nei guai? Mentre riflettevo una voce vellutata annunciò la partenza del volo e la fine delle mie riflessioni. Questa volta partivo per una missione su richiesta dello Stato Maggiore della Difesa, incorporata nel contingente italiano in qualità di Osservatore Internazionale in una delle zone più calde del Medio-Oriente. Durante il viaggio riuscii a rilassarmi e a dormire per un po’. Organizzare questa partenza, col caldo di quei giorni estivi, ci vollero tre settimane di intensa preparazione. Il Foglio di Viaggio riuscii ad ottenerlo al Ministero degli Affari Esteri, mentre per il biglietto e per l’anticipo mi recai al Ministero della Difesa Ufficio Amministrazioni Speciali – Sezione e Missioni Estere. Senza troppi scossoni il volo arrivò a destinazione in orario e quando la calda voce della hostess annunziò che, di lì a poco, saremmo atterrati all’aeroporto Ben Gurion io, ormai completamente sveglia, cominciai a sbirciare fuori del finestrino incuriosita di vedere che aspetto avesse la famosa terra di Israele conquistata con tanta durezza.
Un mare blu era sotto di me, poi moderni grattacieli edificati lungo la spiaggia e le strade, che correvano parallele alla passeggiata, sfilavano sotto le ali dell’aereo, nel caldo meriggio di quell’Agosto del 2000. Dopo un lungo interrogatorio al varco doganale, anche se munita di un documento che dimostrava lo scopo della mia visita in Cisgiordania, perché era lì che mi stavo recando e Israele è solo il passaggio obbligato, ritirai le valigie. Con sorpresa, all’uscita dell’aeroporto, mi venne incontro la mia collega Caterina che già si trovava in missione, insieme all’autista, un carabiniere di nome Mauro. Finalmente potei rilassarmi, non ero più sola e le mie paure dell’ignoto, alla vista di un viso conosciuto, svanirono. Salii sullo shuttle targato TIPH, la sigla della Missione. Avrei voluto fare mille domande, ma furono loro a farle a me, le solite che si fanno quando si è lontani da tanto dalla propria Terra. Il tragitto verso la città di Hebron durò circa tre quarti d’ora, attraverso una terra molto brulla, bruciata dal sole estivo. La base del Quartier Generale della TIPH è situata nella parte nuova della città, Zona H1. Arrivati dunque a Base1, era ancora giorno, notai una serie di bianchi palazzi, tre per l’esattezza, separati da stretti vicoli e chiusi da due cancelli. Base1 era controllata dagli stessi osservatori posizionati in una guardiola situata nel garage, guardiola ribattezzata Fish Tank per un pesciolino di vetro colorato appeso ad una parete. L’alloggio che mi fu dato era al secondo piano. Avevo una stanza tutta per me mentre il bagno, la cucina e il salottino erano in comune con due altre colleghe. L’arredamento era molto spartano, ma l’idea di avere la camera solo per me mi rallegrò, nell’ultima Missione avevo dormito con cinque altre crocerossine in un unico stanzone, e non fu facile.
Lo stile arabo degli edifici, al momento, era l’unica cosa che mi faceva pensare di essere arrivata veramente in Cisgiordania in quanto, all’interno del Quartier Generale, c’erano solo Europei. Per prima cosa la mia collega mi portò in un altro edificio, Base2, situato sulla stessa strada a pochi metri di distanza. In questo edificio si trovavano il Procurement e altri alloggi e all’ultimo piano, il 5° per l’esattezza, e gli edifici sono privi di ascensori, si trovava il mitico “TIPH TOP”, ovvero il famigerato ristorante gestito da due cuochi arabi, dove molti di noi hanno preso solenni mal di pancia. Al Procurement presi l’uniforme, una divisa completa usata e un libretto con le regole del buon osservatore. Mi rifornii anche di biancheria, e inoltre, di latte, tè, zucchero, burro, pasta, pane e un po’ di frutta e verdura da portare nel mio appartamento. L’incontro col colonnello dei carabinieri, Carlo Fazzina, Comandante del Contingente Italiano e Vice Capo della Missione TIPH II fu alquanto cordiale, ma anche lui, come la mia Ispettrice Nazionale, mi avvertì che di lì a poco tempo, forse, ci sarebbero stati grossi disordini (forse non immaginava addirittura una seconda Intifada) e mi suggerì di rifare le valigie prima possibile. Io lo ringraziai per la premura, o forse, pensai che non mi ritenesse all’altezza di affrontare gravi situazioni. Restai e dovette ricredersi. Fu il principio di una esperienza irripetibile.
Il viaggio
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2000Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Roberta Mugnai
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