Mestieri
barbiereLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
GreciaData di partenza
1941Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
guerraTemi
guerraEpisodi di guerra e di solidarietà tra i soldati italiani e i civili greci, nel periodo dell’occupazione della penisola ellenica durante la Seconda guerra mondiale, raccontati da Giacinto Basana nella sua memoria.
La vita si faceva un po’ difficile a causa dei partigiani greci poiché il nostro aeroporto era vicino ad un contingente tedesco affiancato dai fascisti. Spesso incappammo tra due fuochi ed in mitragliamenti aerei. Per ricevere i nostri viveri, andavamo a turno, con due camion armati di fucile e mitragliatrice fissata sulla cabina, al porto di Igominizza, ricevuti festosamente dagli abitanti greci. Avevano bisogno di chinino e petrolio che noi puntualmente portavamo. In attesa della nave andavamo al mare per nuotare, circondati dalle ragazze del luogo che ci invitavano a casa loro. Avevamo con noi la scorta viveri per la giornata e le loro mamme cucinavano per tutti. Ci volevano molto bene perché sapevano che non nutrivamo odio verso di loro. Sapevano già che tanto con i fascisti quanto con i tedeschi non avremmo patteggiato per niente. Quando arrivava la nave, caricavamo di merce varia i camion, salutavamo le famiglie che ci avevano ospitato e via per il ritorno. Dovevamo fare circa cento chilometri e immancabilmente a metà strada trovavamo uno sbarramento di massi: i partigiani greci chiedevano dei viveri e in cambio avrebbero liberato il passaggio. Per noi era diventata una cosa normale, succedeva quasi sempre. Dopo aver dato una piccola parte, armi escluse, sebbene le chiedessero, liberavano la strada e sparivano sulla montagna dopo averci salutati. Arrivavamo a sera inoltrata, contenti di aver passato una giornata diversa dalle altre.
In questo aeroporto tutti avevamo un’occupazione. Tra avieri e ufficiali eravamo circa cento, centoventi presenti. Io personalmente dovevo andare spesso in infermeria per essere utile al dottore: dovevo rasare qualche ferito, in maggior parte greci. Un caso che mi rimase sempre nel cuore fu quello di un ragazzino di circa dieci anni, ferito dal calcio di un mulo mentre portava vettovaglie ai partigiani greci. Aveva una larga ferita alla testa che gli sollevava la parte frontale del cuoio capelluto. Il tenente medico lo soccorse prontamente disinfettandolo e mi chiese se me la sentissi di rasare metà testa. Aiutato dall’infermiere che mise un po’ di anestetico, cominciai a rasare con precauzione e precisione la ferita. Finito il mio lavoro da vero certosino, ero tutto sudato ma anche meravigliato perché questo ragazzo non aveva emesso nemmeno un lamento. L’ufficiale medico cominciò l’interminabile cucitura della ferita, per fortuna non c’era nessuna frattura. Lavorò cosi bene ed eravamo così assorti in questo compito umanitario che non so con precisione quanti furono i punti. Lo fasciammo per bene dicendogli di tornare dopo tre giorni. Gli fu fatta una iniezione, fu accompagnato fuori dall’aeroporto e portato a casa assieme ai suoi famigliari in trepidante attesa del loro caro. Noi con i Greci avevamo dei buoni rapporti e da loro non temevamo nulla.
Il viaggio
Mestieri
barbiereLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
GreciaData di partenza
1941Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Giacinto Basana
Mille lire per bere
Lasciammo con rimpianto i compagni rimasti per loro scelta e ci avviammo verso Paramithia. Fatti diversi...