Mestieri
governanteLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
EritreaData di partenza
1937Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Luigia Cerri ricorda la storia romantica dell’incontro con Silvio, suo futuro marito e padre dei suoi figli, l’uomo che ha conosciuto ancora giovanissima a Milano, di cui si è innamorata e che ha seguito in Eritrea, a partire dal 1936, per molti anni.
Ricordo la mia partenza per Massaua… Il distacco dalla mamma e dai fratelli ai quali ero legata moltissimo, anche perché ero la maggiore dopo Diego (di un anno più grande di me) i miei fratelli e sorelle mi volevano tutti molto bene, e in quell’occasione mi dimostrarono il loro affetto ancor di più che in altre occasioni. Avevano per me quel misto di ammirazione e d’invidia, per quella mia partenza avventurosa. Ricordo che per pagare il biglietto per raggiungere Roma, dove avrei ritirato coll’ingaggio, anche il biglietto di attraversata, la zia Teresa, sorella della mamma, mi prestò 100 lire… il biglietto costava 90 £.
Partivo in bolletta, con una valigia con poche cose… ma avevo dentro di me tanta speranza! Laggiù avrei raggiunto “lui” quello che sarebbe diventato il compagno della mia vita, il padre dei miei figli… e io avevo dentro di me un carico di amore così grande che dovevo dare a qualcuno. Lasciavo dietro di me la mia casa da ragazza, così povera, ma così piena di allegria. Eravamo tutti molto uniti, ed eravamo felici quando la sera ci trovavamo tutti… Non avevamo neppure la radio ma noi cantavamo in coro, e le nostre voci e risate, riempivano la casa… Anche la mamma dimenticava i suoi guai (e ne aveva tanti) papà era morto dopo una malattia lunga e dolorosa…. e di miseria ne avevamo vista! Quando sono partita pensavo che la mia permanenza in Africa sarebbe durata 2 o 3 anni. Invece rimasi laggiù 15 anni, gran parte della mia giovinezza. Però i ricordi più belli sono legati a quel periodo (e vorrei poterli rivivere con tutte le gioie, le ansie e i grattacapi passati in quegli anni!). Ero arrivata là per un gioco del destino… Quando Silvio ed io ci siamo conosciuti, lavoravamo entrambi al Continental un albergo lussuosissimo di proprietà di mia zia Gallia, sorella di papà, il quale non aveva saputo a suo tempo, tenere, e difendere la fortuna che gli era stata prodiga, mettendogli nelle mani un piccolo albergo nel centro di Milano,… Aveva fallito e come si è sempre saputo, le colpe dei padri ricadono sui figli,!! Di conseguenza due dei miei fratelli ed io, ci trovammo a lavorare negli alberghi di mia zia, che per aiutare i nostri genitori ci aveva preso sotto la sua “protezione” facendoci lavorare come dipendenti qualunque. Senza darci neppure una parola in più del necessario… senza un po’ di calore e di affetto… Anzi, con noi era più severa che col resto del personale. Forse quel suo atteggiamento era dovuto al fatto che lei aveva 6 figli, e per noi non sentiva nessun affetto, ne un po’ di considerazione… per noi aveva solo la preoccupazione, che arrivassimo in orario, e che lavorassimo senza alzare troppo la testa e la voce. Come dicevo prima, io lavoravo al Continental, in guardaroba. Cucivo, stiravo, facevo quello che occorreva fare perché la biancheria dell’albergo fosse sempre perfetta. In guardaroba eravamo cinque ragazze, più o meno della mia età, eravamo affiatate e specie nella breve mezz’ora di sosta per il pranzo di mezzogiorno, chiacchieravamo, ridevamo, e ci confidavamo i nostri amori… Durante il periodo della fiera campionaria, Silvio era venuto a lavorare come cameriere. Era molto difficile essere assunti al Continental, anche allora ci volevano forti raccomandazioni. Fu così che un suo amico, studiò uno stratagemma, conosceva il carattere egocentrico del “maitre d’Hotel”, telefonò a lui qualificandosi per un certo onorevole, e raccomandando Silvio come un’ottimo elemento. Tanto fece, e tanto disse, che il maitre d’Hotel, un certo Piccinini, convinto di “fare un favore” all’onorevole, acconsentì a far lavorare Silvio sotto la sua protezione; così pochi giorni dopo venne assunto come cameriere di sala. Era un bel ragazzo, forse un po’ troppo magro, per la sua statura, noi ragazze lo notammo subito. Stava molto bene in frack, sembrava ancora più alto; da principio sembrava impacciato, e forse un po’ spaesato ma poi… aveva trovato il modo di dimostrare che non era affatto timido. Staccava apposta qualche bottone del Frack, per poi venire in guardaroba a farseli attaccare e, “combinazione” veniva sempre da me a farseli attaccare, non diceva niente, ma mentre cucivo, sentivo il suo sguardo su di me, mi studiava, senza darlo a vedere. Ma la capo guardaroba, che vigilava sempre sulle sue “ancelle”, come un vero cerbero, si accorse della manovra di Silvio, e l’ultima volta il bottone lo attaccò lei, e lo fece così bene, che non si staccò più… La sera quando andai su per cambiare d’abito, nel piccolo spogliatoio, trovai un biglietto con una frase tenera, infilato nelle scarpe, un biglietto senza firma, ma per me, era come ci fosse. Mi viene da ridere ora, e mi commuove come una volta eravamo così timidi. Nei suoi bigliettini (perché poi ne trovai per qualche giorno ancora), lui trovava i miei capelli meravigliosi come una nuvola d’oro!… e gli occhi come (lembi di cielo)…dolci e trasparenti come cristalli ecc. Poi una sera dopo avermi aspettato già altre volte, mi “pescò” (come diceva lui) non sapeva dove stavo e di conseguenza non conosceva la strada che dovevo percorrere. Era il 4 settembre del 1933 e lui mi disse che quello era il giorno più bello della sua vita, e per lui quella data non l’avrebbe mai dimenticata; ed è stato proprio così.. e quel giorno, ogni anno l’abbiamo sempre ricordato, ed era lui il primo. Quella sera tornando a casa, pensavo a lui, così pieno di entusiasmo si era detto innamorato di me fino dal primo giorno… io credevo poco, avevo un timore grande di legarmi, perché non volevo fare la fine di mia madre, eppure avevo dentro di me tanta voglia di amare, volevo dare a qualcuno tutto l’amore che mi sentivo.. ma avevo anche paura. Non ero una bambina, avevo 24 anni, avevo avuto qualche amoretto ma non avevo mai preso una “cotta”. Ma quella volta la presi sul serio. La zia Gallia, informata da qualche “brava persona” trovò logico licenziare Silvio, perché non voleva “tresche amorose” nel suo albergo così lui, cercò altrove, e prima che scadesse il tempo previsto, trovò lavoro all’Hotel Touring. Un giorno capitò nell’albergo Touring un certo Avv. Mezzasalma, che cercava, per ingaggiare, camerieri per un grande ristorante ad Asmara. L’Eritrea era da poco diventata una colonia italiana e il “Grande Duce” invitava gli italiani a “prendere un posto al sole”. Fu così che Silvio e altri 5 ragazzi furono ingaggiati per la “Gazzella Bianca” un bel ristorante nella strada principale di Asmara.
Il viaggio
Mestieri
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EritreaData di partenza
1937Periodo storico
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