Mestieri
sacerdoteLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1911Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Temi
guerraTemi
guerraDopo la conquista di Tripoli, le navi della marina convergono verso Bengasi sottoponendo la città a un intenso bombardamento prima di procedere alla conquista.
21 Ottobre
Ho dormito male. In cabina faceva un gran caldo: non so perché l’onda sbatte contro il vapore con colpi che sembrano cannonate! Alle 5,30 mi alzo. Si fanno i preparativi della partenza mentre si levano le ancore dico la S. Messa. Il Regina Margherita parte alle 6,20 scortato da quattro navi da guerra. Dopo qualche miglio voltano la prora per l’Egeo. La Brin è partita stanotte per ignota destinazione. Alle 10 vediamo sempre la costa Tripolina. Arida sul mare, montuosa e più coperta verso i colli lontani sei o sette chilometri. L’attraversata del golfo delle Grandi Sirti si compie senza incidenti: il mare è assai calmo e alcuni uccelli da terra ci seguono e si fermano sulla tolda della nave.
22 Ottobre
Alle 7 S. Messa: siamo in vista di Bengasi. La lingua di terra si estende brulla e inospitale. La città è di fronte ma l’orizzonte è rotto dalle navi da guerra che vi stazionano e da trasporti ancorati in seconda linea: sulla spiaggia solo un gruppo di palmizi a destra, a sinistra si veda la vegetazione un po’ più viva, ma è una striscia appena. Arriviamo verso le 8,35 a dar fondo accanto al Re d’Italia la nave ospedale della R. Marina: si domanda se hanno feriti da darci: ci rispondono di no, ringraziando. Tiriamo il fiato. Sinora il combattimento è stato meno forte di quanto si diceva. Purtroppo per le gravi notizie si confermano. Il comandante della Roma Locatelli ci dice che l’attacco di Bengasi il giorno 19 durò dalle 7 del mattino alle 10 di sera. I nostri ebbero nella mischia ottocento venti morti e parecchi uomini feriti grevemente. Sono a bordo del Re d’Italia. I turchi si avanzano come per arrendersi con bandiera bianca e poi sparano disperatamente a tradimento. I nostri lasciavano venire sotto i tiri anche gli arabi a prendere acqua e questi invece studiavano le posizioni e nelle anfore potevano introdursi moltissime le spie. Stanotte ne vennero fucilate ben 16. I turchi non disarmano. Le granate hanno distrutta gran parte della città e lo spettacolo è stato davvero terrificante come lo sono anche le rovine . Intanto a bordo sappiamo che il Re d’Italia sarà il primo a partire portando i feriti gravi che sono intrasbordabili.
I nostri bravi soldati hanno compiuto il loro dovere come leoni. Sono scesi a terra a cento per volta sotto il fuoco, ogni cinque minuti. Formate le compagnie poi il battaglione e il reggimento se ne andavano al fuoco come in piazza d’armi alle manovre. I Turchi e gli arabi tiravano benissimo con ottimi fucili Mauser distribuiti loro quindici giorni fa. Erano serviti con ammirevole senso tattico delle trincee che congiungono la città colla caserma di Derka che si trova lontana oltre un chilometro e mezzo da Bengasi e nascosti tiravano assai diritto e con esito micidiale contro i nostri. Forse fu imprudente lo sbarco di poche centinaia di soldati, in terra affatto sconosciuta, forse si credeva che dopo il primo bombardamento nessuno fosse rimasto in città, veramente le truppe regolari erano partite ma avevano forse abilmente eccitati gli arabi e i nativi alla resistenza e questa fu efficacissima e forte oltre ogni supposizione. Fu allora che la marina decise la distruzione di Bengasi. Il bombardamento cominci alle 7 di sera e continuò fino alle 10. Fu disgrazia che proprio una delle prime cannonate colpisse la Chiesa dei francescani dove erano i cattolici di Bengasi e uccidesse sette persone. Anche il consolato inglese fu assai danneggiato. Ma proprio accanto erano le trincee degli arabi. La guerra non conosce riguardi del resto.
Il viaggio
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