Paesi di emigrazione
EritreaData di partenza
1937Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)La nave con la quale la famiglia di Aura Rali si sarebbe dovuta ricongiungere con il padre, in Eritrea, la Cesare Battisti, affonda nel porto di Massaua per un'esplosione. Ma per fortuna i Rali non sono a bordo.
Nel periodo dal 1937 al 1943, quando lasciammo definitivamente l’Africa Orientale ormai non più italiana, di viaggi ne facemmo sei, due all’anno: andata e ritorno. Per tre mesi, ogni anno, tornavamo in Italia perché il clima di Asmara non faceva bene alle donne procurando loro delle emorragie.
Le navi che ci trasportarono avanti ed indietro si chiamavano: “Tembien”, “Semien”, “Urania”, “C. Battisti” ed infine la “Giulio Cesare”, una delle quattro “Navi Bianche”. Le ultime erano abbastanza grandi e tenevano bene il mare mentre Tembien e Semien erano piccole e scomode e bastava un po’ di burrasca per farle ballare come tappi di bottiglia.
Durante un viaggio, sotto le coste della Sicilia, incontrammo mare forza otto. Il rollio ed il beccheggio erano talmente forti che le ante degli armadi si aprivano e chiudevano da sole ed il grande baule verde della mamma, che aveva compiuto indenne tanti viaggi dall’Argentina all’Italia quando lei era ancora signorina, si abbatté al suolo e si ruppero tutte le boccette di profumo che erano state riposte in uno degli scompartimenti.
Nell’ultimo viaggio dall’Italia avremmo dovuto imbarcarci nuovamente sulla “C. Battisti” (in realtà l’ultimo viaggio della Battisti terminò a Massaua il 23 dicembre 1936 quando, a causa di un’esplosione, la nave affondò in porto e 26 persone rimasero uccise, Ndr) ma la mamma fu colpita da un febbrone improvviso ed il caro Dott. Carboni le “consigliò”, piuttosto fermamente, di posticipare la partenza. A papà era già stato inviato un primo telegramma per informarlo della data di arrivo a Massaua della “C. Battisti” ma, dato il contrattempo, ne venne inviato un secondo per avvertirlo dell’improvviso malore della mamma e della nuova data del nostro arrivo con la nave “Urania”. Per qualche malaugurato disguido il secondo messaggio arrivò notevolmente in ritardo e giunse ad Asmara quando papà era già in viaggio, con la sua “Balilla”, alla volta di Massaua dove arrivò giusto in tempo per assistere inorridito allo scoppio di una delle caldaie del piroscafo “C. Battisti” avvenuto in rada poco prima del suo attracco. La tragedia lo fece quasi uscire di senno, convinto com’era che anche noi fossimo a bordo della nave. Proprio quando si accasciava disperato su una bitta della banchina, fu raggiunto da un impiegato della Compagnia di Navigazione che lo conosceva bene e che gli porse il secondo telegramma della mamma, ritrasmesso a Massaua, dove lo si informava che saremmo giunti qualche giorno dopo con la nave “Urania”.
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