Mestieri
operaio, impiegato, ristoratoreLivello di scolarizzazione
avviamento alberghieroPaesi di emigrazione
CanadaData di partenza
1951Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Armando Viselli ha 24 anni, è il 1951 e sta per emigrare in Canada. Questa è la cronaca delle ultime, tristi ore trascorse in compagnia della famiglia prima di imbarcarsi sulla nave che lo trasporterà oltre oceano.
L’ultimo giorno a casa lo passai in allegria circondato dalle persone più vicine al mio cuore. Il distacco fu un momento veramente crudele, mamma mi strinse fortemente a se ma non disse una parola, perché ormai me l’aveva ripetuto chissà quante volte “Và’ e stai attento a quello che fai.” Cara, cara mamma, soltanto lei sapeva quanto dolore e tristezza c’era nel suo animo, eppure non si tradì, i suoi occhi erano lucidi ma asciutti e sorrideva.
In poco più di quattr’ore varcavamo i cancelli del Centro d’Emigrazione di Bagnoli, aggiustati, accomodati e mettiti bene ce ne vollero altre quattro per arrivare al porto di Napoli. ma poco prima, vinto dalla commozione in un momento di debolezza m’era scappata qualche lacrimuccia. È là che mio fratello Carmine era venuto prontamente al mio soccorso dicendomi queste specifiche parole:
“Armando ci vuole il coraggio tuo per piangere, piuttosto guardati intorno e non dimenticare mai quello che vedi, quello che lasci. Questo è l’ultimo addio, il regalo del governo italiano. La vuoi capire che tu sei un altro numero, ne più ne meno di questi poveri disgraziati alloggiati dentro le stalle di questa caserma. Ricordatelo, mettetelo in fronte. I canadesi hanno fatto la parte loro, ma i rappresentanti nostri dove stanno? Hai forse notato la presenza di alcun funzionario italiano? Piantala Armando non farmi arrabbiare di più. Questi se ne fregano altamente di noi poveri derelitti, tu rimpiangi di abbandonare la patria, la nostra bella terra, ma a loro ai nostri bravi capoccioni non fai che un gran piacere perché è un altro fesso che se ne và, uno di meno da sfamare, uno di meno che si lamenta.”
Prima di salire a bordo m’ero ridotto uno straccio e francamente l’unica cosa che mi rimase chiara è quando nell’abbracciare per l’ultima volta i miei fratelli e papà, quest’ultimo mi disse:
“Armando, non dimenticare che vai lontano, in una terra, a noi completamente sconosciuta, senza alcun appoggio, senza parenti o amici, sii molto prudente, ma sopratutto onesto e rispettoso. Intesi? Quando sarai là non voglio nulla da te, soltanto lettere, lettere e lettere, altrimenti ti maledirò. Vai, vai. Ciao e buona fortuna.”
Lentamente la nave si staccò dal molo e con essa il mia cuore. Nel vedere papà ed i miei fratelli che piangevano, avrei voluto saltare il parapetto per riunirmi a loro e non lasciarli mai più, purtroppo in certe circostanze ci sono cose e ragioni ancora più forte dell’amore e malgrado il mio animo straziato, sorridevo e gridavo ai quattro venti, finché dalla mia gola non uscì che un fievolissimo rantolo. Piano piano le loro figure diventavano più piccole finché divennero indistinguibili, eppure ancora vedevo sventolare in aria la borsa di cuoio di Carmine poi anche quella divenne un piccolo puntino nero. Solo allora mi staccai dal parapetto e appartatomi in un angoletto remoto della nave diedi sfogo al mio dolore e piansi, piansi a dirotto finché non uscivano più lacrime.
Per la prima e l’ultima volta ammirai le panoramiche bellezze di Napoli che incominciava ad illuminarsi e rimasi là fin quando la costa non era più visibile poi mi misi in cerca di Emilio, un ragazzo veneziano che avevo conosciuto al centro emigrazione e trovatolo, insieme scendemmo sotto coperta nella cabina assegnataci a sistemare le valigie.
Il viaggio
Mestieri
operaio, impiegato, ristoratoreLivello di scolarizzazione
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CanadaData di partenza
1951Periodo storico
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